Ender's Game, di Gavin Hood
Gavin Hood (video)gioca palesemente con la dicotomia vecchio/nuovo medium, tirando in ballo una miriade di umori del cinema americano “passato” adattandoli alla crossmedialità attuale. Ender’s Game ha molti motivi d’interesse, ma manifesta anche un’asfissiante consapevolezza teorica che castra il cuore dei suoi stessi personaggi, in maniera esattamente opposta all’adorabile naiveté di John Carter
Veniamo al punto. Gavin Hood gioca intelligentemente e spudoratamente con lo statuto iconico di Harrison Ford, il protagonista incontrastato della sci-fi anni ‘70/’80, che da veterano delle guerre stellari e della caccia ai replicanti ora si trova a “testare” il suo erede. Ed è questa la trovata più interessante del film: il vecchio eroe è costantemente uno spettatore passivo e immobile (come quello cinematografico) che osserva le gesta di un nuovo eroe che interagisce attivamente con gli eventi in scena (il videogiocatore) e cambia i destini delle storie. Tutto il film gioca con la dicotomia vecchio/nuovo medium, tirando in ballo una miriade di umori del war movie passato (dall’addestramento alla Full Metal Jacket, alla scoperta in “sala” del nemico alla Apocalypse Now) adattandoli alla crossmedialità attuale e costruendo ponti tra vari linguaggi. Lo schermo non c’è più: l’esperienza simulata non ha più bisogno di filtri/finestre, l’occhio di Ender non può distinguere la guerra dalla videoguerra (i rimandi all’attuale simulacrialità dell’immagine della guerra sono evidenti) e ne pagherà amaramente le conseguenze.
Certo. Il film ha un suo indubbio fascino e Gavin Hood (dopo X Men le origini: Wolverine) ha ormai una innegabile padronanza del mezzo, riuscendo a destreggarsi non banalmente su territori strabattuti. Ma questo basta? Forse no. Perché il film manifesta anche un’asfissiante consapevolezza teorica che castra i sentimenti dei suoi personaggi, delle persone che ci sono dietro, in maniera esattamente opposta all’adorabile naiveté di John Carter. Questo è un film dove tutto è costantemente "spiegato", dove l’imponente apparato figurativo sembra pericolosamente subordinato al linguaggio che corteggia (i videogiochi) e dove tutto appare troppo pre-visto per sorprenderci sinceramente. Ender’s Game pone diversi dubbi straordinariamente contemporanei, ed è sicuramente interessante per questo, ma il cuore del cinema batte esattamente dall’altro lato. Oltre quel vetro che custodisce come una teca lo sguardo “ancora vivo” di Harrison Ford.
Titolo originale: id.
Regia: Gavin Hood
Interpreti: Asa Butterfield, Harrison Ford, Ben Kingsley, Viola Davis, Hailee Steinfield, Abigail Breslin
Origine: Usa, 2013
Distribuzione: Eagle Pictures