Endgame… of Thrones

Quello con cui gli spettatori di tutto il mondo si preparano a fare i conti è un’enorme elaborazione del lutto, per la contemporanea fine dei due cicli narrativi più popolari dell’ultimo decennio

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Il mondo intero è col fiato sospeso! Ci avviciniamo ad un weekend decisivo per le sorti del genere umano! No, non è colpa di Trump e nemmeno di Kim Jong-un, e non sarà neanche una catastrofe ambientale a spazzarci via (almeno per questo weekend).

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Naturalmente è solo intrattenimento (that’s entertainment!) ma la fibrillazione, tuttavia, è palpabile, ed è planetaria: basti pensare che quasi 100mila italiani hanno messo la sveglia alle 03:00 nella notte del 15 Aprile per gustarsi in contemporanea USA la prima puntata dell’ottava stagione di Game of Thrones, e non era mai successo. Eppure, questo è niente rispetto all’attesa che caratterizza questo fine settimana, nel quale, come dicevamo, si giocheranno le sorti del genere umano in battaglie attese da anni che avranno finalmente luogo. Per un curioso gioco del destino, infatti, in questi giorni si combattono le battaglie decisive di due cicli narrativi entrambi quasi decennali: il terzo episodio (di sei previsti) dell’ottava (ed ultima) stagione Game of Thrones, nel quale si svolgerà la battaglia finale (?) conto i white walkers (una sorta di non morti); negli stessi giorni esce in sala Avengers: Endgame (oggi 26 aprile in tutto il mondo, ma da noi è uscito il 24) che rappresenta la conclusione del Marvel Cinematic Universe, almeno per come lo conosciamo oggi.


Non è esagerato, per una volta, usare il termine Universo sia nel caso della serie di film Marvel che di Game of Thrones. Con pazienza certosina, e con montagne di denaro come non se ne erano mai viste prima, i due colossi dell’entertainment (HBO e Marvel/Disney) hanno costruito trame decennali o quasi (il primo film del MCU è del 2008 e la prima puntata di GoT è del 2011) fatte di decine di ore di spettacolo (circa 70 ore per GoT e 60 per il MCU) per portarci a questo punto: alla resa dei conti fra umani e non umani, fra la vita e la morte. Per entrambi i produttori questo sarà lo scontro più epico mai visto in TV ed al cinema, e il pubblico non può non fremere nell’attesa (basta guardare lo screenshot della discussione su Reddit che parla di GoT, nel quale gli stessi fan evidenziano l’eccesso di adrenalina che provocherà in loro l’uscita contemporanea dei due spettacoli).

Quello con cui gli spettatori di tutto il mondo si preparano a fare i conti è un’enorme elaborazione del lutto. A parte i personaggi che, inevitabilmente, ci lasceranno in questo weekend (personaggi, in gran parte, diventati, in questi anni, veri e propri “amici di famiglia” con i quali si è stabilita una rassicurante consuetudinarietà, forse anche maggiore di quella che condividiamo con alcune delle persone reali che ci circondano), l’elaborazione del lutto riguarda anche (se non di più) la fine della narrazione, la fine di una storia e della sua attesa (“…to await a pleasure, is itself a pleasure” G.E. Lessing). Fondamentale, allora, sarà per quest’elaborazione, come questo lutto si consumerà, attraverso quale “narrazione” questo trauma verrà consumato.

Sicuramente, dal punto di vista visivo c’è da aspettarsi che questa enorme attesa verrà saziata con ore di combattimenti sanguinosi e drammatici al termine dei quali si conteranno i vivi più che i morti. La HBO ha affermato che nell’ep. 3 ci sarà la sequenza di battaglia più lunga mai vista al cinema o in televisione e per Avengers: Endgame, con le sue 3 ore, si è andati ben oltre le tipiche durate di un film d’intrattenimento puro, ed anche di questo si raccontano combattimenti epici all’altezza del precedente episodio.

Un po’ come per i non umani, che possono contare su forze soverchianti in entrambe le battaglie, c’è il timore che la forza dell’immagine possa essere soverchiante rispetto a quella della scrittura al momento della resa dei conti. Sequenze di combattimento così impressionanti come quelle annunciate in entrambe le produzioni rischiano di fornire una facile scappatoia alla difficoltà di immaginare uno sviluppo narrativo all’altezza delle attese consolidatesi in questi anni (e con tutti i possibili sviluppi narrativi già “studiati” dai fan attraverso i gruppi di discussione). Il timore, in ultima analisi, è che si sia tentati di sottoporre lo spettatore ad una sorta di “waterboarding visivo” (come aveva fatto notare Ryann Britt a proposito di Captain America: Civil War e Star Wars: The Force Awakens) per sopperire alle difficoltà di sceneggiatura che un’attesa così alta e l’impossibilità di fornire sviluppi davvero originali, potrebbero creare.

Nelle prime due puntate di GoT di questa stagione, infatti, il “fan service” narrativo è stato più di un’ipotesi, con tutti i ricongiungimenti ed i “bonus emotivi” attesi dai fan (Sir. Brienne su tutti), ed anche per Endgame i fan attendono convintamente le “resurrezioni”.

Godiamoci, allora, per l’ultima volta l’attesa di questo piacere, nella speranza che tra i “vivi” che si conteranno su entrambi i campi, oltre ai nostri personaggi del cuore, ci siano anche, metaforicamente, gli sceneggiatori di entrambi gli eventi, in una battaglia per la conquista di quella scintilla di originalità in grado di dare allo spettatore non solo quello che si aspetta, ma quello che lo emozioni.

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