Enrico Ghezzi, critico "nuvolante", di Valentina Catalucci

E' difficile spiegare attraverso la scrittura, mezzo statico ed immobile, il flusso ininterrotto di sensazioni che pervadono chiunque si trovi faccia a faccia con un uomo come Enrico Ghezzi. Forse è proprio per questo che il suo canale privilegiato di comunicazione è un mezzo "etereo" come la televisione, e un programma "fantasma" come Fuori Orario. "Un fantasma si può eliminare con la disinfestazione, ma nessuno può arrogarsi il diritto di comandarlo", ci dice lo stesso Ghezzi, quasi volendo rivendicare il suo ruolo  marginale nel sistema mediatico e la sua comunicazione a grado zero con lo spettatore. Quando qualcuno di noi lo provoca ironizzando sul suo linguaggio spesso ostico, farraginoso e poco consueto, lui afferma con disinvoltura e quasi con orgoglio che è proprio questo l'effetto da lui desiderato: non comunicare niente. Per Enrico il lavoro di critico è già compreso nella scelta dei film da mandare in onda, nella decisione di arricchire la nostra orribile televisione con qualcosa di unico e di speciale, nel gioco della sua voce fuori sincrono, nel rimanere sempre aldilà di un sottile confine (di orario e non solo..), nell'esserci e nel non esserci.

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Enrico ci ipnotizza, è un incantatore di serpenti, gioca con le parole, le rincorre, le crea, le combina tra di loro come un sapiente menestrello con le sue rime o un abile giocoliere con i suoi attrezzi. Ci attrae e ci respinge come un magnete e ci apre le porte del suo mondo allo stesso tempo con prudenza ed ampia disponibilità.


Ci parla del lavoro del critico come risultante di due operazioni: la cancellazione massima di se stessi nel riproporre "il vuoto di immagini già esistenti" prodotte dal regista, e la massima esibizione della propria soggettività nel parlare di qualcosa che non ci appartiene e che proprio per questo è più facilmente giudicabile. Dunque allo stesso tempo un vantaggio e uno svantaggio rispetto al ruolo del regista, sicuramente più libero e più coinvolto nella sua creazione, ma più a rischio di rimanerne soffocato. Ma Enrico riesce a destreggiarsi tra entrambi i mestieri, dissacrando il ruolo dell'uno e dell'altro, giocando con le immagini e con le parole allo stesso modo, distruggendo e ricreando sempre forme nuove di comunicazione.


E' raro nella vita incontrare persone che esulano dall'essere incasellate in un ruolo, che sanno ancora sognare e far sognare, che lasciano senza parole, ma sanno arricchirti come nessun altro saprebbe fare, solo con il fascino e la forza della loro intelligenza e della loro umiltà. Senza troppe parole. Senza orpelli. Senza retorica. Una di queste persone è sicuramente Enrico Ghezzi. E forse l' unica definizione che potrebbe racchiudere la sua essenza mutevole e sfuggente è proprio quella che quasi involontariamente lui stesso dà di sé: "Nuvoloso…forse nuvola…o forse NUVOLANTE". 

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