Entergalactic: Kid Cudi e il suo perpetuo sconfinamento linguistico

Il progetto a molteplice strato di Cudi conferma nuovamente l’elasticità linguistica del rapper di Cleveland e il suo turbolento rapporto con il proprio spazio corporeo e psichico. Su Netflix

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Si ritorna nello spazio. Si ritorna dove il confine tra il mainstream e l’avanguardia è intangibile. Si ritorna nell’ulteriore estensione corporea e psichica di Kid Cudi dopo due anni dal terzo capitolo di Man On The Moon, questa volta però con l’intenzione di dispiegare la propria visione della realtà al di là del più puro e conforme linguaggio musicale. Infatti non è un caso che Entergalactic sia nato senza costruirsi attorno a sé il classico hype d’accompagnamento e ponendosi in completa antitesi rispetto ai lavori precedenti, quasi a voler essere un prodotto simile ad un gigantesco meteorite pronto a schiantarsi inaspettatamente sulla scena per poi disperdere i propri resti in giro per le piattaforme streaming e non. Come se la paura dell’attesa potesse prematuramente deteriorare l’opera e con il grosso rischio di protrarla verso una concezione prettamente legata alle regole del marketing selvaggio, fino a rendersi l’ennesimo caso di brandizzazione musicale come è avvenuto recentemente col flop di DaBaby e ancor prima con i Migos. Invece Cudi nuovamente fuoriesce da queste regole imposte, cercando di modellare la propria figura verso il prototipo quasi perfetto dell’artista ibrido. Perchè se il suo miglior nemico Kanye si è spinto negli anni su altri piani come la moda e l’imprenditoria ( een-yuhs: A Kanye Trilogy ne è la testimonianza), il rapper di Cleveland ha trovato invece nel cinema un ulteriore varco di prova per la sua arte. Una musica progredita insieme ad un importante costrutto di immagini e suggestioni tendenti allo psichedelico e al più sfrenato intimismo che successivamente Cudi ha trasmutato attraverso le recenti produzioni cinematografiche, sia nelle major che nell’indipendente (Malcolm & Marie, X), e in veste di autore appunto con Entergalactic su Netflix.

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Entergalactic Trailer: A Young Man Navigating Love in the Big City

Entergalactic è un viaggio a doppio binario che con grande elasticità riesce a comunicare attraverso linguaggi differenti l’amore e la solitudine secondo Cudi, anche con risultati diametralmente opposti. Se la via musicale offre come al solito una proposta variegata di sound e barre, dove nell’oscurità vengono alla luce le perpetue ansie e dipendenze del rapper che si trascina da anni come in Do What I Want, Livin’ My Truth e Maybe So, e la  visione aurea nei confronti dell’amore come sinonimo di cura nel caso di Angel e Ignite Love, la controparte figurativa invece vira su una rivisitazione molto più edulcorata e canonica della musica stessa. Tutta la storia d’amore che si instaura tra Jabiri (alter ego di Kid Cudi) e la vicina Meadow affronta nel visual su Netflix le istanze della classica commedia romantica di genere amalgamandole con l’animazione 3D, simile a quella già vista in Spider-Man: Un nuovo universo. E si percepisce quanto Cudi abbia avuto la lucidità di non commettere l’errore di spingersi verso qualcosa di ben più complesso e tutto sommato non così fuori portata dal suo idioma, preferendo rifugiarsi su lidi già da tempo sperimentati, ugualmente condotto dall’istinto a modificarli attraverso il suo personalissimo sguardo. Infatti senza ostacoli si riesce ad avere una storia, delle immagini e soprattutto delle vibes ben delineate, dove progressivamente il linguaggio sconfina a tal punto da donare una visione completa su un’opera dalle forme apparentemente riconoscibilissime ma nel profondo sempre più rivolte alla sperimentazione, al futuro dell’estensione del Rap Game verso nuovi portali.

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