Era meglio domani, di Hinde Boujemaa

Era meglio Domani di Hinde Boujemaa
Mentre Al Jazeera e i social network raccontano i tumulti di piazza di una Tunisi senza Ben Alì, Hinde Boujemaa spiazza con un docu drama che segue per un anno le sorti della mendicante Aida. In un'inversione di prospettiva inusuale la dimensione di protesta collettiva si riduce alla sola possibile: quella individuale

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Era meglio domani di Hinde BoujemaaE' il 14 gennaio 2011. Mentre il mondo intero viene messo al corrente, in presa diretta, della fuga di Ben Alì (padre padrone tunisino) grazie al potente ruolo giocato dai social network e dalla innovativa Al Jazeera, e mentre si solleva il vento di protesta a catena nel mondo arabo, una donna, sola, sta facendo la 'sua' rivoluzione. Quella di Hinde Boujemaa è un'inversione di prospettiva inusuale. I media internazionali raccontano la piazza, lei spiazza con un docu drama che segue per un anno le sorti della mendicante Aida e che, ben orchestrato nella compresenza tra autenticità e finzione, con coraggio, da luce all'invisibile.

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La dimensione di protesta collettiva si riduce per la regista alla sola possibile: quella dell'individuo. I rumori del centro in tumulto riverberano solo di fondo. L'inquadratura si muove nell'affollata e caotica periferia di Tunisi, i decibel aumentano e la mdp si focalizza con un piano americano su Aida, tanta voglia di sfondare una porta bloccata con l'aiuto di un figlio disabile dalla tempra d'acciaio. Quando la mdp stringe sul volto scarno ma fiero e senza emotivamente incedere entra nelle rughe che le corazzano l'anima, traborda l'autenticità delle parole-fiume: la condizione socio economica, quella culturale e abitativa. Concetti che si lasciano assorbire in profondità come assoluti perchè manifesto, nella loro intensità, di un intero popolo in lotta per libertà. Aida è però un passo oltre quelli. Una bomba esplosa già da tempo che possiede nel dna l'incrollabile audacia e fierezza di chi non ha mai accettato quella condizione e di chi ha soprattutto praticato, con costanza, una causa che è mancata alla rivoluzione: l'adeguamento del ruolo della donna alla società contemporanea.

 

Bouiemaa, senza incalzare troppo la naturalezza di Aida, l'accompagna semplicemente e a volte si lascia guidare. 'Involontariamente' inciampa nel concetto di disobbedienza civile quando, viste le premesse, concede allo spettatore lo spazio per domandarsi…cosa c'è più ingiusto di una legge ingiusta? Aida però ha trovato la sua risposta che non propone come modello. Non ha bisogno di troppe parole per esprimere la potenza dei suoi concetti. Qualsiasi cosa le dicano, qualsiasi cosa le facciano, qualsiasi sia la conseguenza cui deve far fronte per le azioni che decide di metter in campo, lei resta più forte e dura di ogni persona o evento contrari. Mentre le ingiustizie si mostrano nella veste di coloro i quali (ancora legate al vecchio regime) fanno blocco accomunati da un idem sentire, coloro i quali parlano, strillano, agitano 'la legge' come vessillo, la voce disobbediente di Aida è proprio il suo silenzio maestoso, la capacità di continuare ad andare per la sua strada, di combattere semplicemente camminando per la periferia alla ricerca di uno spazio abbandonato da poter occupare e di sfondare, se possibile, una porta dietro la quale da anni non c'è più anima viva.

 

Titolo originale: Ya Man Aach
Regia: Hinde Boujemaa
Origine: Tunisia, 2012
Distribuzione:
 Cineclub Internazionale
Durata: 74' 

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