Été 85, di François Ozon

Dal romanzo La danse du coucou di Aidan Chambers, un film passionale e struggente, intenso e disperato. Protagonisti azzeccatissimi. Ozon non sbaglia niente ma non calcola niente.

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“Se un giorno farò un lungometraggio, il mio primo film sarà l’adattamento di questo romanzo”. Il libro du cui parla François Ozon è La danse du coucou di Aidan Chambers, che il regista ha letto proprio nell’estate del 1985 quando aveva 17 anni. In Été 85 c’è qualcosa di intimo che esplode. Va oltre la storia, oltre i personaggi. È un’atmosfera, un vissuto che il cineasta trattiene a fatica. Certo, ci sono delle situazioni che si ritrovano nella filmografia del cineasta: il cimitero di Frantz, la scena dell’obitorio in Sotto la sabbia, il travestimento in Una nuova amica. Ma qui non sono più soltanti gli elementi di riconoscibilità dell’opera di Ozon. Sono tutte le istantanee di una vita che corre troppo veloce. Non si fa in tempo a comprendere la felicità o il malessere che si stanno provando, i sentimenti che stanno nascendo. I protagonisti si sono conosciuti per sei settimane. Ma quel tempo diventa qualcosa di incancellabile. Solo il cinema può rimetterlo in gioco. In questo senso il cinema di Ozon è per noi uno dei più schizofrenici. Ogni volta sembra di stare sulle montagne russe. O è irritante o sublime. O tutte e due le cose insieme. Stavolta Été 85, che sarebbe stato in concorso a Cannes se si fosse svolto il festival, è qualcosa di travolgente. L’autorialità è sovrastata da una passione incontrollabile. La sublime freddezza di Doppio amore si trasforma qui in un cinema di ‘caldi amanti’. Lo stesso calore della cittadina balneare della Normandia, proprio in quell’estate del 1985. David, 18 anni, salva Alexis, di 16, dall’annegamento. I due cominciano a frequentarsi. Poi nascerà una tumultuosa storia d’amore. Alexis, tormentato da continui pensieri sulla morte, non ha mai vissuto la vita così intensamente. Si fanno promesse eterne. Se uno muore per primo, l’altro va a ballare sulla sua tomba. L’incantesimo è bellissimo ma anche molto breve. E si interrompe bruscamente.

Parte come il più classico dei polar. La voce-off e una confessione. Sembra la storia di un omicidio che poi verrà svelata attraverso un lungo flashback. Poi Ozon mette in gioco un magnifico inganno. Lo fa attraverso progressivi svelamenti, diari del protagonista in cui potrebbe esserci uno scarto tra quello che viene raccontato e la verità. Nessuno la conosce davvero. Tranne i due protagonisti. Été 85 procede per contrasti. Il caldo del sole dell’estate e il freddo buio della morte. Eric Rohmer di Pauline à la plage incontra René Clément di Delitto in pieno sole. Ogni incontro è una rivelazione. Come quello con Kate, ragazza inglese venuta in Francia a lavorare come ragazza alla pari. Non ci sono mezze misure. Amore e poi tradimento, evidente negli occhi di Valeria Bruni Tedeschi, nei panni della madre di David, proprietaria di un negozio di articoli sportivi. E anche tutti i legami, come queli tra Alexis e i suoi genitori, sono strettissimi, quasi ossessivi. C’è la libertà del desiderio e la paura di rivelarlo. Été 85 è un cinema a fior di pelle e di nervi che investe e travolge. Le corse in moto, il film visti al cinema insieme, la scena in discoteca con David che da le cuffie del walkman ad Alexis e gli fa ascoltare Sailing di Rod Stewart con lo stesso slancio di Il tempo delle mele. Alexis incantato e riposseduto come Sophie Marceau. La stessa canzone sarà ballata sulla tomba. Il decollo definitivo. Ogni parola è un’impennata. Straziante, ma che avvolge come uno degli abbracci più belli “Anche quando ero con lui, non mi bastava”. Non ci sono freni, non ci sono limiti in Été 85. Perché il tempo della vita (e di questo film per raccontarlo), è troppo breve e non si può sprecarlo inutilmente. Il cinema di Ozon mette in gioco tutto se stesso. Tira fuori tutto quello che ha dentro. Non sbaglia niente ma non calcola niente. Trova due protagonisti azzeccatissimi, Félix Lefebvre e Benjamin Voisin. Sono attori giovanissimi, ma il cineasta li filma come se li conoscesse da 35 anni. Probabilmente è il film della vita di Ozon. Per noi, non è solo il più bello ma anche quello che ci porteremo con noi a lungo.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (5 voti)
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