"Evil – il ribelle", di Mikael Hafstrom

Con un anno di ritardo esce nei nostri cinema questa pellicola che è stata candidata agli Oscar 2004 come miglior film straniero. Intenso e realistico: "Evil – il ribelle" è soprattutto un discorso, drammaticamente efficace, sul potere e sugli ideali.

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Il cinema svedese ritrova la sua celebre verve critica e dissacrante. Nel segno del dramma di "utilità sociale" e di contestazione, mettendo a confronto le personalità, le appartenenze e i ceti, questo film di Mikael Hafstrom narra la personale storia di un ragazzo ritenuto da tutti difficile e riscrive la storia della Svezia degli anni '50 con rigore, non enfatizzando ma criticando. Girato in maniera ineccepibile, facendo in modo che il materiale narrativo non proprio di prima scelta risulti ben dosato e drammaticizzato da un uso cosciente della tecnica, grazie soprattutto alle ispirate musiche di Francis Shaw e all'affiatamento di un gruppo talentuoso di giovani attori.

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Nella Svezia degli anni '50 il giovane Erik, violento e problematico ma dotato di grande intelligenza, viene espulso con clamore dalla scuola pubblica suscitando le preoccupazioni della madre. Con grandi sacrifici economici, tirando la cinghia e sperando che con questa radicale scelta si possa ottenere un buon risultato, Erik viene iscritto ad una scuola privata d'èlite: una sorta di college per i figli di famiglie ricche. Ben presto il ragazzo si renderà conto di aver messo piede in un luogo dove i sentimenti, la coscienza e il sapere non contano… Tutto si misura in danaro, tutto ha delle gerarchie, l'ordine è stabilito dal nonnismo e il profitto è dato esclusivamente da un radicato nepotismo. All'inizio Erik, data la sua condizione economica, subirà ogni genere di sopruso, imparando ad accettare passivamente il suo stato per non far dispiacere ulteriormente sua madre. Ma la sua rabbia è prossima ad esplodere, a trovare un punto di saturazione quando la giovane cameriera di cui è innamorato viene licenziata con l'accondiscendenza del preside che non osa contraddire i suoi facoltosi alunni. E' allora che Erik, smessi gli abiti della vittima, decide di (ri)indossare quelli del ribelle con esiti eccezionalmente efficaci.


Vicino al classicismo di Bergman, letterario più che mai in quanto tratto da un romanzo autobiografico di Jan Guillou autore non immemore dei drammi e dei conflitti sociali e interiori tipici di Ibsen, è un film europeo lontano da L'Attimo fuggente, lontanissimo da Il club degli imperatori. Girato con grande cura, interpretato da un Andreas Wilson in stato di grazia, febbrilmente a suo agio col personaggio. Evil – il ribelle è un film che sa affascinare, che scuote l'animo dello spettatore anche se non originalissimo nei contenuti. Il tema della ribellione contrapposta al potere non è uguale a quello della vendetta e della violenza.


 


Titolo originale: Ondskan


Regia: Mikael Hafstrom


Interpreti: Andreas Wilson, Jesper Salen, Henrik Lundstrom. 


Distribuzione: Minerva Pictures


Durata: 114'


Origine: Svezia, 2003

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