Extraction – Tyler Rake, di Sam Hargrave

Su Netflix i Russo Bros continuano l’opera di ridefinizione dell’immaginario bellico perennemente rigiocabile, per un cinema dello stunt infinito e senza alcun appiglio reale. Con Chris Hemsworth

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E’ stato più volte notato come l’effetto di sospensione sia una delle caratteristiche principali del MCU: queste storie si svolgono in un presente vagamente caratterizzato per assomigliare al nostro ma continuamente riscrivibile, nel quale nessuna azione sembra avere alcuna ricaduta effettiva sul reale, se non un blip. Joe e Anthony Russo sono i più consapevoli teorici di questa nuova dimensione bellica perennemente rigiocabile, un aspetto che i loro capitoli dell’universo Marvel esplicitano in maniera vertiginosa, basta pensare anche solo ai titoli, Winter Soldier, Civil War, Infinity War… Si tratta, ancora una volta, di derivazioni dalle pratiche videoludiche (endgame…), che i due fratelli sembrano intenzionati a trasportare di peso in qualunque altro loro exploit produttivo, e così sia in Mosul che in City of Crime rivivono barricate e strategie di battaglia adattate al contesto locale. E anche questo Extraction è alla fine un war movie travestito da action alla Joseph Zito, che di fatto replica nella sua “missione finale” l’abituale setting da platform bellico (ponte da superare, sniper infallibile dall’alto, veicoli ed elicotteri) modulandolo stavolta sui canoni iperbolici dell’industria più mastodonticamente esagerata del genere, quella indiana.
Era evidente già dagli scontri orchestrati nella Infinity Saga, che una parte di Hollywood avesse iniziato apertamente a guardare alle astrazioni non più soltanto da megaproduzione cinese ma ancor maggiormente figlie di una certa Tollywood frenzy. L’avventura di Tyler Rake chiarisce la filiazione in via definitiva, appoggiandosi alla graphic novel Ciudad (ad opera dei Russo insieme a Ande Parks) e lanciando Chris Hemsworth all’invasione di Dhaka, alle prese con star inossidabili dell’industria hindi come Pankaj Tripathi e l’incredibile Randeep Hooda. La produzione Russo affida la regia a Sam Hargrave, stunt e fight coordinator di tanti set Marvel, che fa così il salto dietro la mdp tentato in altre epoche da Buddy Van Horn, e che recentemente lo avvicina ai più avanzati ripensatori dell’action come David Leitch e Chad Stahelski, per un’industria dell’entertainment che va riazzerando nuovamente concezione e definizione di autorialità e paternità dell’opera.

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Effettivamente le coreografie hanno molto da spartire con il gun fu dei John Wick, anche se il film non ha la stessa ambizione teorica e stilistica dei panel di Parabellum (nomen omen, ancora) o Atomica Bionda, al netto di alcuni azzardi onirici e di una certa verve da cinefilia dura (il giovane sicario che vuole colpire a tradimento il mito solo per entrare nella leggenda…). Il pezzo forte è l’epocale pianosequenza che chiude la prima sezione del film (prima dell’entrata in scena di David Harbour, futuro acquisto MCU in Black Widow), e che ne lancia in orbita il livello, sino ad allora non troppo distante da certi gradassi prodotti EuropaCorp, nonostante l’apparizione di Golshifteh Farahani.
Da tempo il pianosequenza non è più lo spaziotempo della verità e della verosimiglianza, quantomeno da quando abbiamo imparato ad autoinquadrarci in un infinito longtake perennemente in diretta, e il pianosequenza truccato e filtrato è diventato l’alfabeto-base del nostro attraversare il mondo “aumentato” dalla tecnologia. Hargrave porta all’ebollizione le riflessioni in tal senso innescate soprattutto da Iñárritu (non a caso oggi ingarellato sulla VR) e Mendes, confezionando un pianosequenza multidimensionale, in grado di muoversi tra interni ed esterni, spazi ristretti e poi aperti, in avanzamento sia verticale che orizzontale, ma soprattutto multiplayer, come prima di oggi intuito forse solo dal Mike Flanagan del celebre sesto episodio di The Haunting of Hill House.
Il pianosequenza di Extraction non è in POV e neanche in modalità third person shooter, ma è abitato da personaggi, oggetti e mezzi che sono tutti “giocabili”, e dunque l’esplorazione guidata è libera di incrociare le traiettorie di Tyler, del giovane Ovi, del letale Saju e degli agenti di polizia mandati al macello. Un cinema che conferma la propria vocazione a rendere ogni esperienza spettatoriale allo stesso tempo aerea e riassemblabile, fluttuante e in espansione esponenziale.

Titolo originale: Extraction
Regia: Sam Hargrave
Interpreti: Chris Hemsworth, Rudhraksh Jaiswal, Randeep Hooda, Golshifteh Farahani, Pankaj Tripathi, David Harbour
Distribuzione: Netflix
Durata: 116′
Origine: USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.5 (4 voti)
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