FA’AFAFINE a Roma all’Angelo Mai

Il 18 e il 19 marzo (il 20 per le scuole) le repliche dello spettacolo di Giuliano Scarpinato che ha suscitato polemiche e richieste di censura. La storia di Alex, un gender creative child

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Arriva al Teatro Angelo Mai di Roma lo spettacolo Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro, del trentatreenne autore, attore e regista palermitano Giuliano Scarpinato, vincitore nel 2014 del Premio Scenario Infanzia. Co-prodotto dal CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia con il Teatro Biondo di Palermo, lo spettacolo ha ricevuto diversi riconoscimenti e girato l’Italia nei cartelloni del teatro ragazzi, accumulando consensi anche dal pubblico adulto. Eppure, il tour attraverso la Penisola è stato costellato di polemiche, boicottaggi, accese discussioni. La pietra dello scandalo (?) è tutta nella tematica trattata: il confronto con l’identità di genere. Protagonista dello spettacolo, davvero unico nel teatro ragazzi italiano per la tematica e i modi con cui viene proposto, è Alex, un bambino, interpretato dal ventottenne Michele Degirolamo. Un bambino come gli altri, ma con una grande particolarità: non ha ancora deciso se essere maschio o femmina, o meglio, forse, nelle sue intenzioni, vorrebbe essere tutti e due. D’altro canto Alex, intelligente e curioso come è, ha saputo che a Samoa esiste una parola che definisce coloro che, sin da bambini, non amano identificarsi in un sesso o nell’altro: fa’afafine, un vero e proprio terzo sesso, cui la società non impone una scelta e che gode di massimo e sacro rispetto. Alex non vive a Samoa, ma vorrebbe anche lui essere un fa’afafine: un gender creative child, o semplicemente un bambino-bambina, come ama rispondere quando qualcuno gli chiede se è maschio o femmina. Nella sua stanza, popolata da giocattoli ad ognuno dei quali ha dato un nome, inventando mondi meravigliosi, sta vivendo un giorno importante, quello in cui ha deciso di dire ad Elliot, un suo compagno di scuola, che gli vuole bene. Nel prepararsi al grande incontro è aiutato proprio dai suoi giocattoli, che uno ad uno gli suggeriscono come vestirsi: “Il vestito da principessa o le scarpette da calcio?”, “Occhiali da aviatore o collana a fiori?”. Alex è molto indeciso e per “dichiararsi” ad Elliot decide di mostrarglisi “come un dinosauro”, capace di contenere in sé diverse nature. Eppure, Alex ha sempre le idee chiare su ciò che vuole essere: i giorni pari è maschio e i dispari è femmina, dice. Ma oggi è diverso: è innamorato, per la prima volta, e sente che tutto questo non basta più. Oggi vorrebbe essere tutto insieme, come l’unicorno, l’ornitorinco o, appunto, i dinosauri. Fuori dalla stanza di Alex ci sono Susan (Gioia Salvatori) e Rob (lo stesso Giuliano Scarpinato), i suoi genitori. Lui non vuole farli entrare, ha paura che non capiscano, e probabilmente è vero, o almeno lo è stato, fino a questo momento. Nessuno ha spiegato a Susan e Rob come si fa con un bambino così speciale: hanno pensato che fosse un problema, hanno creduto di doverlo cambiare. Per aiutare il ragazzo che a scuola viene picchiato e deriso, simili a degli abitanti di altri mondi, arrivano addirittura i fa’afafine che, tra sogno e realtà, lo portano direttamente a Samoa, dove Alex vivrà momenti felici. Ma lui vuole essere accettato per come è nel posto in cui vive, e saranno infine i genitori, prima così increduli e lontani, mescolandosi ruoli e vestiti, a comprenderlo e ad amarlo, regalandogli la cosa più preziosa che un genitore può augurarsi: la felicità del proprio figlio.

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4_116La storia di Alex, e del suo affetto speciale per l’amico Elliot, così come del tentativo di attraversare insieme ai genitori un complesso processo di auto-riconoscimento, prende ispirazione dal blog di Lori Duron, Raising my Rainbow (diventato un libro nel 2013, Raising my Rainbow – Adventures in Raising a Fabulous, Gender Creative Son, edito da Paperback), seguito in 173 paesi da oltre un milione di lettori, tra cui 50 college e università solo negli Stati Uniti, culla dei Gender Studies. La Duron racconta l’avventura di crescere un figlio “di genere non conforme”, che Scarpinato riscrive in una drammaturgia per parole, attori e immagini. Alex, Susan e Rob: lo spettacolo è il racconto di un giorno nelle loro vite, un giorno che le cambierà tutte. Un giorno speciale in cui un bambino-bambina diventa il papà-mamma dei suoi genitori, e insegna loro a non avere paura. Quando Alex aprirà la porta, tutto sarà nuovo. Lo spettacolo mescola con ironia e adesione emozionale il tema proposto, rappresentando in tutte le sue sfumature un argomento spesso considerato ancora un tabù.

Ma torniamo alle polemiche. Come detto, lo spettacolo è stato osteggiato, boicottato, minacciato fino a far annullare alcune date in cartellone. Il 17 gennaio 2017 l’associazione Generazione Famiglia ha lanciato una petizione dal titolo Stop Gender a scuola: NO allo spettacolo “Fa’afafine” per raggiungere 100.000 firme (ad oggi se ne contano 104.130 e si punta alle 200.000). La protesta non ha mancato di attirare frange più estreme del dibattito socio-politico, tra cui l’Associazione Evita Peron (affiliata al gruppo Forza Nuova), esplodendo poi sulla stampa nazionale e sui social media, fino a raggiungere la presa di posizione della politica nelle regioni Lombardia, Liguria e Veneto, dove l’assessora all’Istruzione Elena Donazzan (Forza Italia) ha scritto una lettera indignata alla ministra Valeria Fedeli (QUI un estratto dalla trasmissione Aria Pulita, in onda su La 7 Gold Emilia Romagna, in cui si affronta la questione). All’Associazione Nazionale Famiglie Numerose e al Movimento Cristiano Lavoratori si aggiunge poi Lega Nord Toscana, animatrice il 27 gennaio di un sit-in di fronte al Teatro Bolognini di Pistoia. Nel frattempo, una petizione a favore di Fa’afafine sta facendo il giro dei social (ad oggi 6.315 firme su 7.000) e accanto alla risposta di Scarpinato – con numerose interviste rilasciate – c’è stata quella di una lettera a sostegno dello spettacolo promossa da Sergio Lo Giudice e Daniele Viotti e firmata da altri 43 parlamentari, nella quale si parla di “spettacolo coraggioso, che ha il merito di portare avanti un tema fondamentale per la costruzione di una società più libera, aperta e uguale”. E ancora, ci sono state manifestazioni e striscioni (di Forza Nuova) davanti ai teatri o agli istituti scolastici in alcune città, a Potenza lo spettacolo è stato annullato, a Bologna è stato presidiato dai carabinieri. Di recente, se ne è occupata la rubrica di Concita De Gregorio su Repubblica del 15 marzo 2017.

QUI la pagina facebook promossa da Giardini Luzzati – Spazio Comune di Genova contro la censura, in occasione dell’iniziativa organizzata il 16 marzo scorso

QUI la pagina facebook ufficiale dello spettacolo

QUI la pagina per firmare la petizione, a favore dello spettacolo, rivolta al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli

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