Fabi Silvestri Gazzè – Un passo alla volta, di Francesco Cordio
Non solo un film-concerto ma un’operazione nostalgia non celebrativa ma invece vitale e umana, un viaggio nella memoria estremamente riuscito. Da oggi al cinema.

Roma, Circo Massimo, 6 luglio 2024. Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Max Gazzè si stanno per esibire in concerto davanti a circa 50.000 persone. L’occasione è il decennale del loro album, Il padrone della festa, il loro primo e unico che hanno fatto insieme. Non è però il classico film-concerto. Certo, ci sono alcuni dei brani di questo disco: Alzo le mani, Life Is Sweet, L’amore non esiste, Come mi pare oltre la canzone omonima del titolo. Ma insieme reinterpretano anche Una musica può fare e Quel che fa paura (Gazzè) oppure vengono rispolverati alcuni dei loro successi come Vento d’estate (Gazzè), Salirò (Silvestri), Lasciarsi un giorno a Roma (Fabi) e poi c’è il momento da brividi in cui Fabi canta Facciamo finta dedicata alla figlia Olivia.
Le prove del concerto e poi l’esibizione sono soprattutto l’atto finale. Poi ogni brano fa partire un’ideale flashback personale e collettivo. Fabi, Silvestri e Gazzè hanno avuto tre percorsi diversi, ma si sono anche incrociati con la loro carriera – e la loro storia – che è iniziata all’inizio degli anni Novanta tra le mura del Locale a Vicolo del Fico e hanno caratterizzato la scena romana già da quel decennio.
Nell’abile, serrato, ma anche intimo montaggio di Giogiò Franchini e nella regia di Francesco Cordio (che aveva già seguito Silvestri nel viaggio in Monzambico nel 2002 il Live in Caserta nel 2007 e il tour europeo del 2009 oltre ad aver diretto il suo videoclip di La paranza e quello di Gazzè di Una musica può fare), c’è un continuo ping-pong tra passato e presente, con frammenti d’archivio che appaiono quasi come degli squarci privati in cui i tre artisti non solo vengono raccontati ma soprattutto si raccontano, come un dialogo in prima persona. Emergono tracce di memoria (il pianoforte del vicino del piano di sotto di Silvestri), la nomea di raccomandati che derivava dalle loro origini familiari dove Silvestri e Fabi stessi ne parlano, ma soprattutto il loro modo personale e collettivo di intendere la musica o la scrittura. A un certo punto Gazzè – il più puntiglioso di tutti – avverte anche sul pericolo del futuro, ma che in realtà è il presente: “Non sappiamo più se questa canzone l’ha fatta una mente umana o un’intelligenza artificiale”.
Fabi Silvestri Gazzè – Un passo alla volta è un viaggio nello spazio e nel tempo. C’è il viaggio nel Sudan del Sud con i Medici con l’Africa Cuamm compiuto dai tre musicisti, la casa di Fregene, in un rapporto sempre strettissimo con la memoria. Sotto questo aspetto la musica è solo un punto di partenza per parlare della vita, delle due guerre in corso (i cartelli Stop War), ma anche della morte, delle persone che non ci sono più come il fonico Gianluca Vaccaro. In questo senso c’è un momento intenso in cui Silvestri racconta dell’albero nel quartiere Prati dove lui andava a scrivere i testi dei brani e (forse, o all’albero vicino) e il padre Alberto i testi delle sue sceneggiature o quelli come autore televisivo; è stato, tra gli altri, coautore del Maurizio Costanzo Show. L’albero della vita, con le radici messe in evidenza.
Anche se lo spunto di partenza è la ricorrenza di Il padrone della festa, Fabi Silvestri Gazzè – Un passo alla volta è un’operazione nostalgia non celebrativa ma invece vitale e umana, che racconta un’amicizia, una diversità e le tante connessioni tra loro tre nel corso dei decenni. Per questo è estremamente riuscito. Perché c’è l’esibizione ma soprattutto il backstage. E poi l’inchino finale. C’è la musica ma forse è un sorprendente colpo teatrale, evidente sui titoli di coda, dove entra in campo tutta la loro squadra: Roberto “Bob” Angelini, Adriano Viterbini (chitarristi), Jose Ramon Caraballo Armas (percussionista), Piero Monterisi (batterista) Max Dedo (cantautore e polistrumentista). Lo spettacolo è finito, ma conserva la magia della sua unicità.
Regia: Francesco Cordio
Distribuzione: Fandango
Durata: 103′
Origine: Italia, 2025