Familia, di Francesco Costabile
Un oscuro mélo che lambisce il thriller psicologico con al centro una storia di soprusi familiari e le loro conseguenze, dall’infanzia all’età adulta.
I ricordi dell’infanzia, positivi o negativi che siano, segnano in maniera indelebile l’esistenza di una persona. Tanto più se questi ricordi rientrano nella sfera più intima e familiare, magari casalinga, come quando di notte camminando in corridoi bui si ascoltano rumori di nascosto dietro porte chiuse. E allora il ricordo si mescola al sogno, facendosi sempre più confuso, diluito, i contorni svaniscono e inizi a dimenticare quelle sensazioni. Non è un caso che Familia, il nuovo film di Francesco Costabile, inizi in modo molto simile al precedente Una femmina, due sequenze che accomunate ricordano come stile la scena forse più emblematica di A Chiara di Jonas Carpignano. L’aspetto onirico e simbolico si può dire fondamentale del modo di fare cinema di Costabile, ma oltre a questo c’è il desiderio di raccontare storie di vite umane a partire proprio dai ricordi dell’infanzia, quelli che a una certa età iniziano a svanire restando impressi nell’inconscio, come ferite profonde.
Tratto dall’autobiografia di Luigi Celeste dal titolo Non sarà sempre così, Familia racconta la storia di Gigi, un ragazzo di vent’anni che vive con la madre Licia e il fratello Alessandro. Nessuno di loro vede Franco, padre e marito, da quasi dieci anni, da quando è stato allontanato dopo aver avvelenato le loro vite con violenze e continui soprusi. Quella di Gigi e la sua famiglia è una storia purtroppo molto comune, in cui un individuo maniaco del controllo, geloso e rabbioso impone ai suoi familiari un’esistenza di paura. Donne come Licia tentano invano per diversi anni di mantenere unita una famiglia che non può più esserlo; il perdono, l’indulgenza, l’amore per i figli, a volte rappresentano una vera condanna a morte. Non è facile reagire, chiedere aiuto e denunciare, la legge italiana non sempre favorisce le vittime, ma in alcune occasioni è l’unica strada per salvare la propria famiglia.
Esistono diversi modi per rappresentare al cinema questo tipo di sopraffazione e influenza negativa; silenzi, sguardi, espressioni che nascondono rabbia e rancore, o semplicemente episodi di maltrattamenti. Costabile utilizza ogni tipo di strumento a sua disposizione, il fuori fuoco, inquadrature stranianti con grandangolo, un ecosistema sonoro inquietante. In entrambi i suoi film di finzione alcune delle scene più terrificanti avvengono a tavola, il momento in cui emerge la rabbia sopita, dove l’uomo di casa pretende il rispetto dovuto al suo ruolo e la totale sottomissione della donna e dei figli. Se in Una femmina l’uomo era un boss a cui la sola protagonista provava a tenere testa, qui il padre è l’unico elemento estraneo al resto della famiglia, un alieno che in comune agli altri non ha neanche il dialetto che parla. E come fare a estirpare questo male e provare a spezzare finalmente la catena? Il cinema di Costabile pretende una reazione, non tollera protagonisti passivi, e così come Rosa, la fimmena ribelle del film precedente, anche Gigi farà ciò che deve.
Familia è un oscuro mélo che lambisce il thriller psicologico con al centro una tematica sociale molto forte e attuale. Mai banale e superficiale nel racconto per immagini e nel susseguirsi degli eventi, sebbene ancora sovraccarico di simbolismi che appesantiscono ancora di più il discorso. Molto intense le interpretazioni dei protagonisti, a cominciare dal giovane Francesco Gheghi, rebel with a cause, alla struggente Barbara Ronchi e al mostruoso Francesco Di Leva, ancora in un ruolo “paterno” dopo Il sindaco del Rione Sanità e Nostalgia di Mario Martone.
Regia: Francesco Costabile
Interpreti: Francesco Gheghi, Barbara Ronchi, Francesco Di Leva, Marco Cicalese, Francesco De Lucia, Stefano Valentini, Tecla Insolia, Enrico Borrello, Giancarmine Ursillo, Carmelo Tedesco, Edoardo Paccapelo
Distribuzione: Medusa
Durata: 124′
Origine: Italia, 2024