FAR EAST 14 – "Penny Pinchers" di Kim Jeong-Hwan e "Love" di Doze Niu
Queste due pellicole dunque sono due fotografie efficaci di un mondo giovanile dove la spensieratezza e il dolore si fondono donando a tutti questi ragazzi una profondità inedita che, oltre a nobilitarli dal punto di vista narrativo, dimostra un'attenzione e una stima dei realizzatori asiatici nei confronti dei propri "figli" che sarebbe il caso di esportare, ad esempio nel nostrano cinema "giovane" così stereotipato e lontano da una rappresentazione onesta
Iniziamo da Penny Pinchers del sudcoreano Kim Jeong-Hwan. La storia è quanto mai banale. Lui e lei sono completamente diversi e si detestano, il caso vuole che debbano convivere per un periodo, arrivando alla fine ad innamorarsi. Pur nella palese trascurabilità dell'idea di base, il regista la sviluppa dando sfogo alla propria spensieratezza e, pur non pretendo a parole di rappresentare la generazione dei giovani sudcoreani, raggiunge lo stesso l'obiettivo. Il merito è senza dubbio individuabile nella costruzione dei due protagonisti. Nonostante entrambi sia due figura borderline (uno scansafatiche e dedito solamente al motorino e all'onanismo, l'altra impegnata a risparmiare fino all'ossessione) i nostri due eroi sono esempi perfetti di una gioventù in cui convivono spensieratezza e apparente ingenuità con dedizione al lavoro e spirito di sacrificio (temi riscontrabili in molte altre opere provenienti dalla South Korea). Il regista dunque punta a raccontare la loro personale "costruzione di un amore" impiegando uno spirito scanzonato e un desiderio di divertire che non può conquistare il proprio pubblico. Si aggiunga poi una splendida fotografia, talmente colorata da rendere affascinante addirittura i sobborghi di Seul, e i continui riferimenti (attraverso il montaggio frenetico e agli effetti sonori volutamente esagerati) all'opera del bravo Edgar Wright, e si ha ben presente di come questo Penny Pinchers sia un piccolo gioiello.
Stesso discorso, spostandosi a Taiwan, si può fare di fronte a Love del cinese Doze Niu. Questa pellicola più che una commedia giovanilistica è un panegirico sull'amore che, guardando più volte ai lavori dell'inglese Richard Curtis (soprattutto Love actually e Notting Hill) intreccia varie storie sentimentali. Mettendo da parte gli amanti adulti (sinceramente non troppo convincenti) ci si concentri sui protagonisti più giovani. In tutti loro, infatti, ritorna quella commistione tra spensierato e impegnato, tra esageratamente divertente e seriamente mortifero. La pellicola, nel rappresentare i suoi giovani eroi, non perde mai l'occasione di ricercare la situazione divertente o lo scambio di battute esilarante, ma allo stesso tempo, non evita loro di avere a che fare con temi come l'aborto o il suicidio. E' proprio la Morte e il modo con cui si rapportano i protagonisti ad essa, la caratteristica emblematica di questo racconto. Questi giovani taiwanesi infatti non cercano mai di scansarla o nasconderla e dunque il regista è quasi costretto a mettere da parte patetismi e parlarne sempre con una leggerezza che non cade mai nello scontato.
Queste due pellicole dunque sono due fotografie efficaci di un mondo giovanile dove la spensieratezza e il dolore si fondono donando a tutti questi ragazzi una profondità inedita che, oltre a nobilitarli dal punto di vista narrativo, dimostra un'attenzione e una stima dei realizzatori asiatici nei confronti dei propri "figli" che sarebbe il caso di esportare, ad esempio nel nostrano cinema "giovane" così stereotipato e lontano da una rappresentazione onesta.