FAR EAST FILM 10 – "Crows – Episode 0", di Miike Takashi

Episodio pilota per una serie televisiva tratta da un manga di successo, il nuovo film di Miike Takashi è una sostanziale delusione per chi si aspetta un’opera personale e in grado di portare avanti la poetica del suo autore: Crows – Episode 0 è soltanto un divertissement, un prodotto di intrattenimento realizzato con innegabile perizia, ma anche inesorabilmente vuoto.  

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Ogni proiezione festivaliera di un film di Miike, qualunque sia la manifestazione che sceglie di inserirlo in programma, diventa un punto di ritrovo per schiere di appassionati provenienti da ogni dove: e così è stato anche in questo Far East per l’ultima fatica del nostro, Crows – Episode 0, episodio pilota per una serie televisiva tratta dal manga di Hiroshi Takahashi, che nella proiezione di mezzanotte ha registrato un’affluenza altissima nonostante il ritardo nel palinsesto. Se oramai è indiscutibile considerare Miike Takashi un autore, inteso cioè come un cineasta personalissimo e in grado di portare avanti una propria poetica, realizzatore di grandissimi film nonchè di alcuni capolavori (nel senso più puro del termine), allo stesso tempo va cercata e individuata all’interno della sua sterminata filmografia una vena meno ambiziosa, più commerciale, decisamente più innocua. Nulla di grave, ma l’importante è saper distinguere le due cose, evitando inutili entusiasmi da fan che scorgono il genio anche là dove, effettivamente, il genio latita, come appunto nel caso di questo Crows – Episode 0: veloce e incalzante quanto ripetitivo, il film delude sostanzialmente per l’assenza di contenuti, subordinati alle esigenze di spettacolo. Nel narrare le continue lotte fisiche tra le bande giovanili del collegio di Suzuran, con gli yakuza che se ne rimangono a guardare, Miike riesce a confezionare un prodotto tecnicamente di altissimo livello (ma non è una novità…) che non sembra però preoccuparsi di voler essere anche altro: ne esce così un guscio vuoto, un semplicissimo prodotto di intrattenimento ad alto rischio di sopravvalutazione; un blockbuster che in Giappone ha registrato gli incassi più alti mai ottenuti dal regista ma che, a differenza di operazioni analoghe (come Dead or Alive – Final e The Great Yokai War) non riesce a trasmettere una visione nitida del mondo. O meglio, non vuole, non gli interessa. L’aspetto più interessante del film rimane comunque l’idea che in questo mondo di estrema violenza la Morte non esista, non sia contemplata: come a voler rimarcare la distanza tra la crudeltà del mondo reale e l’innocenza di un immaginario cinematografico, Miike ci regala la sequenza più bella del film, quella in cui, mentre le bande si affrontano per il combattimento finale, il giovane Tokyo scende dal letto d’ospedale e percorre il corridoio sino alla sala operatoria dove verrà sottoposto a un delicato intervento. Se tutto il resto è un gioco, la sua sfida invece è reale, concreta, pericolosa: quindi, anche se di violenza si tratta, almeno al cinema possiamo permetterci di continuare a dilettarci con essa.

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