FAR EAST FILM 9 – Considerazioni sull'Horror Day

Quello che una volta richiamava l'attenzione di centinaia di appassionati, oggi viene atteso con sospetto e timore. Purtroppo, anche quest'anno l'Horror Day si conferma come l'unico neo del Far East.

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A chi e a che cosa serve più l'Horror Day del festival udinese? Da diverso tempo viene ormai atteso con timore e sospetto da parte di pressoché tutto il pubblico partecipante al Far East, al punto che lo si può tranquillamente definire il momento peggiore dell'intera manifestazione. Anche quest'anno la storia si è ripetuta uguale: sembra che dopo l'exploit iniziale di qualche anno fa (grazie soprattutto a Hideo Nakata e i suoi Ringu e Dark Water, proprio qui a Udine), l'horror orientale si sia incontrovertibilmente ripiegato su sé stesso; lo ripetiamo da tempo e ormai non è più una novità per nessuno, ma quest'anno abbiamo purtroppo avuto l'ennesima triste conferma. Dal malese Chermin al filippino Sukob, il comun denominatore è stata la noia: nessuna eccezione, nessuna sorpresa. Volendo rintracciare un percorso di base della giornata, sembra che la tematica ricorrente sia stata quella dell'infanzia e dell'adolescenza: senza suggestioni coming of age (purtroppo), solamente storie di fantasmi più o meno sanguinolente, tre variazioni (?) su tema, quasi tre remake uno dietro all'altro. Il primo, il thailandese Dorm, ci è sembrato un piccolo gradino al di sopra degli altri: storia di un collegio e delle strane presenze che lo percorrono, il film comincia come un solido prodotto in grado di mantenere un costante clima di tensione; nulla di nuovo, ma realizzato con mestiere. Quando invece prova a diventare più personale con una storia di amicizia ultraterrena (che ricorda El Espinazo del Diablo di Guillermo Del Toro), scivola pericolosamente su territori più banali. Nessuna considerazione invece in merito al giapponese The Slit – Mouthed Woman e al sudcoreano Roommates, filtri ripetuti e stanchi di un cinema che non fa più paura a nessuno. Fantasmi dai capelli lunghi e neri, corridoi spettrali, ombre del passato che incombono sul presente: davvero, non se ne può più. Se il primo si salva dall'oblio per il ritmo e una dose di cattiveria forse inaspettata, per il secondo è sufficiente sapere che il produttore è il regista di Phone, e questo basta per rivolgere il proprio interesse altrove.

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Non sappiamo quale sia stato il livello delle produzioni di genere nel 2006, quindi assolutamente non ci sentiamo in grado di giudicare il lavoro svolto dai selezionatori: resta però un fatto a parlare da solo, e cioè che l'Horror Day non è assolutamente all'altezza di un festival sempre ricco di continue suggestioni e sorprese come il Far East; se le voci di corridoio saranno confermate (pare che dall'edizione dell'anno prossimo verrà cancellato), probabilmente nessuno ne sentirà la mancanza. 

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