FAR EAST FILM FESTIVAL 2004 – Donne interrotte

L'antesignana critica sociale di "A Mad Woman", le ragazze disinibite di "Bridal Shower" e l'amore disconnesso di "Baober in Love". Senza dimenticare la parodistica sfida al tradimento messa in scena con "Men Suddenly in Black".

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A pensarlo nel suo contesto storico A Mad Woman, del 1964, è un film decisamente anomalo, coraggioso, imponente, con un impeto che è difficile non definire (pre)femminista. Chor Yuen – in una storia sospesa tra atmosfere horror e dramma (una donna è portata sull'orlo della follia perché dia alla luce un figlio maschio, per far così proseguire la stirpe del vecchio capofamiglia) – è spietato nel dissezionare i legami familiari e le discriminazioni che doveva subire una donna in una società confuciana, così attenta al dovere, al rispetto… e alla sottomissione. Pur virando verso la retorica nell'accorato finale, scava in profondità nelle contraddizioni della cultura cinese, non lesinando critiche al sistema-famglia (il vecchio ossessionato dalla discendenza, e per questo cieco di fronte alla sofferenza altrui), alla corruzione (gli amorali parenti che tramano per impossessarsi dell'er-edità), alla società in genere (la facilità con cui le masse vengono manipolate per i propri scopi). La mattina si conclude con l'hongkonghese Heroic Duo, ultima curata produzione di Benny Chan, poliziesco che mescola ipnotismo, mélo e rivalità detective/cattivo: un cast di tutto rispetto (Ekin Cheng, Leon Lai, Francis Ng, Karena Lam), comunque non sfruttato al meglio, per un prodotto medio che non riesce a risollevare le sorti di un regista ultimamente destinato a deludere. Sul versante di genere molto meglio il recentissimo The Hunter and the Hunted, del giapponese Narushima Izuru, che mette a confronto un poliziotto svogliato, impegnato nel tirare grande la figlia dopo la morte della moglie, e un ladro ormai anziano che decide di insegnargli i trucchi del mestiere. Toccante nel rapporto che si instaura tra i protagonisti, sfrutta una sceneggiatura minuziosa nel descrivere i piccoli particolari della vita. Sostanzialmente riuscito anche il film della notte, il coreano Wild Card, grottesco ritratto di una coppia di poliziotti alle prese con gli efferati delitti compiuti da un gruppo di adolescenti. Attento alle figure dei coprotagonisti, ritratti con compiaciuta simpatia, il film di Kim Yoo-jin è sospeso tra il rigore stilistico e la schiettezza comunicativa; non convince sino in fondo nei momenti comici, ma regala un finale amaro e al contempo consolatorio.

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Bridal Shower conferma l'impressione che nel cinema filippino siano più simpatici i registi che riuscite le pellicole. Nell'introduzione alla sua ultima fatica dopo Fetch a Pail of Water (presentato al Far East Film 2001) e Larger than Life (a Venezia tre anni fa), Jeffrey Jeturian scherza sulla speranza che i suoi film possano essere ambasciatori in Europa della cultura del suo paese: "L'ultimo film che ho presentato qui era un film drammatico e sexy. Questo è tutto diverso, si tratta di un film comico. e.. sexy". In realtà sembra una versione filippina della serie tv Sex and the City, con un trio di donne – impiegate nella stessa agenzia pubblicitaria – alle prese con la loro devastata vita sessuale e amorosa. Divertente quanto eccessivo, il film ha alcune trovate originali, ma deraglia nella tenuta complessiva, affossato dai troppi reiterati siparietti comici, slegati tra loro. In prima serata viene proiettato un altro film del 2004, il cinese Baober in Love, presenti la regista Li Shaohong e la protagonista Zhou Xun (vista anche in Italia in Biciclette di Pechino). Curatissimo dal punto di vista visivo e cromatico (colori saturi, effetti digitali, scenografie ricercate), la pellicola è un melodramma della disperazione intrecciato tra Baober, una ragazza solitaria e instabile, con conflitti irrisolti che si porta dietro dall'infanzia, e un giovane benestante uscito in malomodo dal matrimonio (proprio Baober mostra alla moglie un video in cui lui confessa di esserle infedele). Aderente al mondo frammentario di Baober, la narrazione è tremolante, indecisa; a una introduzione intrigante segue però una protratta eclisse di idee, che porta alla coazione a ripetere della follia, in un vortice irritante di puro straniamento formale, da cui ogni coinvolgimento è estromesso a forza. Più leggero e scanzonato il nuovo film di Pang Ho-cheung, di cui due anni fa era stato presentato il divertentissimo esordio You Shoot, I Shoot. La sorpresa è la proiezione di un suo breve cortometraggio risalente al 1999, Summer Exercise, sperimentale e sanguigno al punto giusto (un ragazzino diventa un assassino a causa di compiti estivi non portati a termine). Men Suddenly in Black ripropone la sua vena caustica, mettendo in scena quattro vitelloni che – le mogli lontane per un viaggio – cercano di trascorrere la classica notte brava. Le donne fiutano l'inganno e tornano in città per iniziare una caccia all'indizio rivelatore che si trasforma in una partita a scacchi tra i due gruppi. Non sempre lucidissima, la pellicola è comunque schietta e diretta, riuscendo a gestire alla perfezione i tempi comici, con personaggi a tutto tondo e le usuali, protratte parodie (fantastica la scena in perfetto stile hardboiled in cui le pistole sono sostituite da macchine fotografiche e getti d'acqua). Il pubblico è lasciato beffardamente a discutere se si tratti di una giustificazione o di una presa in giro del tradimento.

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