“Fare il regista? È stato divertente”. Incontro con Giancarlo Giannini e il cast di “Ti ho cercata in tutti i necrologi”

Giancarlo Giannini sul set di Ti ho cercata in tutti i necrologi

Giannini a Roma per presentare il suo film nel triplice ruolo di regista, attore e produttore. Si tratta di una co-produzione italo-canadese molto travagliata che uscirà il 30 maggio in 50 copie. All’incontro è intervenuta anche Silvia De Santis, che aveva già lavorato con Giannini in Vuoti a perdere.

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Giancarlo Giannini è a Roma per presentare il suo film, Ti ho cercata in tutti i necrologi, nel triplice ruolo di regista, attore e produttore. Si tratta di una co-produzione italo-canadese molto travagliata che uscirà il 30 maggio in 50 copie. All’incontro è intervenuta anche Silvia De Santis, che aveva già lavorato con Giannini in Vuoti a perdere.

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Com’è nata l’idea del film?
Giancarlo Giannini: Anni fa mi hanno raccontato una storia ambientata in Africa, di uomini di colore che venivano cacciati durante un safari come fossero animali. Ho quindi deciso di inserire quest’avventura nel film. Mi piaceva l’idea di girare la storia oltreoceano, dove si avverte il rapporto tra l’uomo, l’infinito e il silenzio.

Com’è stato interpretare il personaggio di Helena?
Silvia De Santis: Le due caratteristiche che richiedevano per interpretare il personaggio, oltre all’essere attrice, erano che recitasse in presa diretta in inglese e sapesse suonare il pianoforte. La prima lettura del copione mi ha coinvolta molto. Recitare a fianco di Giannini e Abraham è stata una sfida che ho raccolto con grande impegno. Il mio personaggio è complesso perché non ha appigli nella psicologia della donna, ma viene raccontato attraverso gli oggetti della sua casa. Ad esempio il rapporto che ha con i pesci tropicali e l’acquario per lei rappresenta la serenità.

Qual è stato il lavoro con gli attori?
Giancarlo Giannini: Ho la fortuna di insegnare recitazione al Centro Sperimentale. Nel film ho impostato una recitazione per me curiosa, che ho definito asincrona: non è tanto importante la battuta, ma il sottotesto. E questo valeva anche per la musica: ho voluto una musica che non colorisse la scena ma che se ne distaccasse. La difficoltà per gli attori era molta, ma hanno seguito i miei consigli. Poi avevo già lavorato insieme a Silvia in Vuoti a perdere. Per il suo personaggio mi piaceva l’idea di una donna che viveva sola, una sorta di dottor Jekyll e Mr. Hyde che cerca di sedurmi perché vuole conoscere la sua preda. Una preda che però le fa capire che il piacere di vivere va oltre questo. E quindi c’è un’evoluzione del personaggio che da demone diventa angelo, mentre Nikita da angelo diventa demone.

Giancarlo Giannini sul set di Ti ho cercata in tutti i necrologiCome nasce il titolo del film?
Giancarlo Giannini: Il titolo nasce da una battuta di Nikita. Quando incontra questa donna misteriosa e la cerca non trovandola, è normale dire “ti ho cercata su tutti i giornali”. Siccome lui lavora per un’agenzia di onoranze funebri dice: “ti ho cercata in tutti i necrologi”. In generale ho scritto dialoghi anticonvenzionali. Gioco, mi diverto, il cinema lo vedo così. Si cercano nuove vie perché il cinema è in continuo cambiamento. Non è necessario spiegare troppo, è l’impotenza della storia che carica i personaggi di significati.

 

È stato difficile, da regista, fare il film?

Giancarlo Giannini: Il film nasce da un duro lavoro di tre mesi di disegni e storyboard che mi sono serviti per inquadrare al meglio le scene. I personaggi che si interpretano non sono veri, è tutto finto. A chi mi chiede se devo soffrire per fare un personaggio rispondo di no! Come dico ai miei allievi: “Non siete voi a recitare, è il pubblico che recita per voi. L’importante è essere un segno tra il testo scritto e il pubblico”. L'attore è un mago che usa tutti i trucchi per arrivare a fare una parte. Recitare è un gioco. È più divertente agire non in modo stanislavskijano, ma attuale.  

Ha registi a cui si è ispirato?
Giancarlo Giannini: Di registi ce ne sono tanti. Di ogni film che vedi ti rimane qualcosa. I primi che mi vengono in mente sono Kurosawa, Kubrick e Fellini. C’è però un film che consiglio a tutti: Giungla d’asfalto di John Huston. Qualunque mestiere si voglia fare, dal regista all’attore al direttore della fotografia, basta vedere questo film. Anch’io prendo in prestito qualcosa da chi mi colpisce.

Pensa che in Italia il film possa avere successo?
Giancarlo Giannini: Spero che il film possa piacere. Certo, ho fatto un film difficile ma le cose facili non mi sono mai piaciute. Siamo in un momento in cui al cinema si sta cercando di capire come adoperare l’immagine, e penso che siamo ancora agli inizi.

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