“Fast & Furious 5”, di Justin Lin
La messinscena compatta e fieramente old school improntata dal regista per questo quinto episodio replica in monoliticità e granitica solidità al massiccio e tesissimo scontro di muscoli e testosterone che anima la vicenda. A farne le spese sono per forza di cose le ben poche sequenze incentrate sui virtuosismi dei motori rombanti, tra cui un memorabile inseguimento finale posto a conferma che quello che conta stavolta è la “pesantezza” dei fattori chiamati in causa, nelle sequenze a quattro ruote come nelle sfide tra i personaggi
E allora Justin Lin può addirittura permettersi l’ellissi di non mostrarci la gara in cui Dom si guadagna il bolide di cui aveva bisogno per il suo piano, dandoci per scontata la sua vittoria: la grandezza del personaggio non ha più ragione d’essere dimostrata. E’ il momento di metterla alla prova contrapponendolo a qualcuno della medesima statura, in tutti i sensi: proprio alla vigilia del suo ritorno nel business del wrestling, Lin regala a The Rock il suo ruolo più memorabile tra quelli interpretati al cinema, l’infallibile poliziotto superaddestrato che rivolta Rio alla ricerca di Toretto e dei suoi.
La messinscena improntata dal regista per questo quinto episodio del brand (che in realtà, al di là del chiamarne in causa alcuni personaggi, scavalca le parentesi di 2 Fast 2 Furious e Tokyo Drift disegnando un’unica vasta saga col capostipite e il Solo parti originali di due anni fa, lanciando dopo i titoli di coda un gancio con l’imminente sortita n.6…) replica dunque in monoliticità e granitica solidità al massiccio e tesissimo scontro di muscoli e testosterone che anima la vicenda, e che sfocerà poi in una delle scene di lotta corpo a corpo più potenti e meglio realizzate che si son viste nel ‘genere’ da molto tempo a questa parte.
A fare le spese di questo baricentro ricalcolato sono per forza di cose le ben poche sequenze incentrate sui virtuosismi dei motori rombanti, sostanzialmente ridotte a un fantastico frammento balistico iniziale di assalto al treno con salto nel vuoto conclusivo, e uno strepitoso inseguimento finale in cui le auto di Toretto e O’Conner vanno trascinando una pesantissima enorme cassaforte legata con due cavi alle loro auto che viaggiano in parallelo attraverso una Rio destinata a finire semidistrutta dal loro passaggio, mentre letteralmente tutte le auto della Polizia della città cercano di fermarli.
Sequenza memorabile che sigla al meglio l’approdo di Justin Lin ad uno stile compatto e fieramente old school, che ha rinunciato sia ai trucchetti al neon di Tokyo Drift che a quella specie di intermundia in cui non valevano le leggi di gravità e relatività proprie del nostro Pianeta che erano i budelli e i cunicoli nascosti sottoterra tra Messico e USA del quarto episodio.
Anzi, la geniale trovata di far usare a Toretto la cassaforte che trascina come arma da lanciare e “sparare” contro le auto degli sbirri nel corso dell’inseguimento finale conferma che quello che conta stavolta è la “pesantezza” dei fattori chiamati in causa, nelle sequenze a quattro ruote come nelle sfide tra i personaggi.
Titolo originale: Fast Five
Regia: Justin Lin
Interpreti: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne 'The Rock' Johnson, Tyrese Gibson, Ludacris, Elsa Pataky, Joaquim de Almeida, Matt Schulze
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 130'
Origine: USA, 2011