Fast & Furious – Hobbs & Shaw, di David Leitch

Hobbs rinasce come alter-ego esplicito del suo interprete, caratteristica che accomuna oramai i personaggi del Dwayne-verso. E le coreografie di Statham beneficiano dell’affinità con lo stunt Leitch

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Il supereroe che mi piacerebbe far interpretare a The Rock è The Rock. Lui è la migliore versione di se stesso (Anthony Russo)

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Le voci divertite che predicono per Dwayne Johnson una carriera elettorale alla conquista della Casa Bianca (l’attuale Presidente ha d’altronde un effettivo passato nel wrestling USA…) potrebbero trovare in questo spin-off dei Fast & Furious forse il tassello più rivelatorio di tutta la filmografia attuale di The Rock. Il performer assume infatti definitivamente le redini della narrazione nata dalla famiglia Toretto mutando sensibilmente il segno del suo Luke Hobbs, qui assimilato in tutto e per tutto alla “migliore versione di se stesso” che Rock va veicolando nel mondo dello spettacolo, per dirla con Anthony Russo.
Da antagonista del quinto, straordinario capitolo di Justin Lin, Hobbs rinasce qui come alter-ego esplicito del suo interprete, caratteristica che accomuna oramai tutti i personaggi del Dwayne-verso: se agli eroi della generazione fondativa dell’action muscolare veniva spesso rimproverato di incarnare sempre lo stesso ruolo, in The Rock non c’è oramai alcuna differenza tra le figure protagoniste dei suoi film, e le sue stories su Instagram, la sua seguitissima e amatissima icona pubblica online e non solo, e la statura morale veicolata dai prodotti in cui appare.
E così i riferimenti alla biografia di Dwayne, figlio del campione nero del wrestling Rocky Johnson (che nel film appare ritratto in un quadretto di famiglia), nonché nipote della star samoana della lotta libera Peter Maivia, innervano l’intera vicenda del titolo di Leitch, che si chiude proprio in un’isola delle Samoa dove The Rock può finalmente mandare in soffitta l’armamentario hi-tech degli ultimi episodi del franchise e riportare tutto a casa, tra officine di pick up truccati e scazzottate in tag team con Roman Reigns, star della WWE e compare di Johnson nella Anoaʻi family di wrestler samoani.

Gli elementi-chiave di una serie che è già stata una saga sulle corse clandestine e poi di heist movie steroidei vengono comunque riattraversati con devozione, nonostante l’assenza di Dom/Vin Diesel (ce ne sarà mai più bisogno?), tra inseguimenti sempre più clamorosamente astratti e attaccamento ai valori sani della vita familiare, con l’affaire tra Hobbs e la sorella di Deckard Shaw che sembra davvero omaggiare l’espediente narrativo del capostipite, tra Paul Walker e la sorella di Toretto.
Ma per il resto, è un film di giocattoli a grandezza naturale, sublimato infatti nello stunt finale in cui un treno di auto e furgoni assemblati tra di loro tiene prigioniero un elicottero imbrigliato in catene, davvero come un gioco di bambini: in questo è vicinissimo al secondo G.I. Joe di Jon Chu (sempre con The Rock), dal quale recupera l’esercito di contendenti senza volto, anonimi e interscambiabili, sacrificabili per le gag in azione delle due star, quasi non fossero davvero umani ma un attacco dei cloni da rimpallarsi come palline di carta per i dispetti – viene da lì anche l’universal soldier Brixton di Idris Elba, e la sua moto decepticon che emette l’inconfondibile suono di trasformazione del brand Hasbro. Dato che i Fast & Furious si muovono sotto le regole del wrestling, fatte di

alleanze, faide di sangue e inaspettati voltafaccia tra bene e male, non è detto che anche Brixton un domani non possa prestare la moto ad uno dei nostri eroi.

E così a Jason Statham e Vanessa Kirby, che probabilmente avrebbero voluto essere finiti in una versione più coatta di un Mission: Impossible dell’era McQuarrie, non fosse altro che per la Londra zincata teatro della sezione centrale dell’avventura come già nel capitolo 8, non resta che sbattere i pugni letteralmente per il proprio spazio sulla scena (d’altra parte gli Shaw vantano anche loro una degna linea narrativa tra mamma Helen Mirren e fratello Luke Evans, qui assente).
Lei schiocca a The Rock uno dei rarissimi baci che l’attore, solitamente illuminato da una neutralità sessuale assoluta, abbia mai concesso sulla scena. E Statham beneficia invece dell’occhio di David Leitch, una vita nel mondo degli stunt prima di passare dietro la mdp, il quale infatti aveva già incrociato Jason nel comparto cascatori di Parker e The Mechanic: le coreografie letali e precisissime di Statham ci vengono restituite così attraverso meravigliose inquadrature larghe e pulite, ad ammirare la grazia atletica dell’attore che dal settimo episodio in poi ha contribuito, proprio insieme al John Wick di Leitch, alla promozione in serie A delle modalità d’azione del cinema marziale più oltranzista.

Titolo originale: Hobbs & Shaw
Regia: David Leitch
Interpreti: Dwayne Johnson, Jason Statham, Vanessa Kirby, Idris Elba, Eddie Marsan, Stephanie Vogt, Eiza González, Helen Mirren, Teresa Mahoney, Cliff Curtis, John Tui
Distribuzione: Universal
Durata: 133′
Origine: USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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