"Fearless", di Ronny Yu

Il ritorno alle arti marziali cinesi del divo Jet Li, patrocinato alla regia dal veterano hongkonghese Ronny Yu, è un nostalgico déjà-vu che rielabora i canoni del gongfupian secondo un’ottica gradita al nuovo cinema «mainlander» di Pechino. Risultato finale piacevole, anche se non brilla per originalità.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Vita (triste), morte e miracoli di Huo Yuanjia, il primo grande campione di wushu, originario di Tianjin ma conosciuto in tutta la Cina per la sua abilità nelle arti marziali. Ottenuta la fama ma persi i valori familiari, Huo vaga sperduto per ogni dove, in cerca di una pace interiore che troverà solo poco prima della prematura morte, sconfiggendo sul ring i più forti esponenti stranieri.

Fearless di Ronny Yu è un film schietto quanto a intenzioni agiografiche, e funziona molto bene nella prima parte, dove violenza e melodramma convivono agevolmente. Fino alla svolta drammatica, con il sangue in primo piano – censurato in patria e disponibile solo nella versione «director’s cut» di ben 140 minuti, dove è recuperato anche un inutile cammeo di Michelle Yeoh -, sembra di avere a che fare con una versione aggiornata dei due Fong Sai-yuk (1993, di Yuen Kwai) o del capolavoro Once Upon a Time in China (1991, di Tsui Hark), tutti con il miglior Jet Li come protagonista. La sceneggiatura di Wang Bing e Chow Chung, con la collaborazione di To Chi-long e Li Feng, si ispira infatti ai classici del gongfupian hongkonghese, per adattarne le esigenze allo spirito buonista in cui la cattiveria è, tutto sommato, esclusa.

Quello che manca, principalmente, è lo spirito populista che faceva, citando l’esempio più famoso, di Bruce Lee un’icona nazionale e popolare. Huo, nella raffigurazione di Yu, è sì un combattente fenomenale ma è anche un’anima troppo tormentata, che nei suoi dubbi non riesce a rappresentare dolore e fermenti di una nazione intera, al contrario della controparte reale, paladino dei poveri e dei diritti interni in contrapposizione agli oppressori stranieri.

Regia e comparto tecnico sono di prim’ordine; si veda in proposito la prospettiva aerea del secondo duello, ripreso a stacchi tra campi medi e carrelli dall’alto. Risaltano in particolar modo i colori brillanti della fotografia di Poon Hang-sang e Ray Wong, insieme a costumi e ricostruzioni storiche, che danno vita ad una Tianjin di inizio secolo scorso attuale e brillante. Colonna sonora dolce, forse anche troppo, di Umebayashi Shigeru, già compositore per Wong Kar-wai. In primo piano, ovviamente, spicca la qualità delle coreografie, tra gli altri di Yuen Woo Ping, e dei combattimenti; il resto è senza infamia e senza lodi.

 

 

 

 

Titolo originale: Huo Yuan Jia

Regia: Ronny Yu

Interpreti: Jet Li, Ngai Sing, Nakamura Shidou, Dong Yong, Betty Sun
Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 100’

Origine: Repubblica Popolare Cinese, 2006

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative