"Febbre da cavallo – La mandrakata", di Carlo Vanzina

I fratelli Vanzina, mossi dall'affetto per il papà Steno e dal desiderio di mettersi in gioco, hanno fatto centro con una commedia che non recide il cordone ombelicale con il primo episodio, ma ne resuscita lo spirito e le situazioni, in un turbine di battute e situazioni 'sinceramente' divertenti

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Ci sono certi film che costituiscono per il 'proprio' pubblico di riferimento qualcosa di perfetto e immutabile, resistenti all'usura del tempo e ai mutamenti del costume. Febbre da cavallo lo è stato e lo è per intere generazioni di amanti della commedia all'italiana verace, lo è per tutti coloro che si sono divertiti e hanno apprezzato l'esuberanza e la sincerità della galleria di personaggi strappati alla Roma popolare e portati sullo schermo dalla 'banda' Steno-Proietti-Montesano & co. Tornare dopo ventisei anni sul terreno del 'casco maschio senza whisky' è sembrato ai più un 'groooosso rischio' come avrebbe detto il Mandrake del '76 in versione Carosello. I fratelli Vanzina, mossi dall'affetto per il papà Steno e dal desiderio di mettersi in gioco, hanno fatto centro con una commedia che non recide il cordone ombelicale con il primo episodio, ma ne resuscita lo spirito e le situazioni, in un turbine di battute e situazioni 'sinceramente' divertenti. Costruita attorno all'incontenibile personaggio di Gigi 'Mandrake' Proietti, la nuova mandrakata ripropone con filologico rigore i luoghi comici del film di Steno, accentuandone sia il carattere grottesco che le sfumature che sanno d'amara realtà. La mandrakata è riuscita perché i due fratelli hanno abbandonato il 'calcolo' che ispira molte delle loro produzioni e si sono lasciati trasportare dalla spontaneità delle loro opere migliori (da Amarsi un pò a Il cielo in una stanza), disegnando nuovi territori comici destinati a non durare una sola stagione ma a cristallizzarsi nella memoria. Per riuscirci i Vanzina hanno riproposto senza spirito da amarcord trovate di ferro come il blocco sessuale del Mandrake quando perde ai cavalli, le 'sòle' rifilate a Manzotin ora ereditate dal figlio, l'attrazione per il gioco delle tre carte, il fiato della sorella del Pomata e la 'conciliazione' dei finti vigili. Commedianti accorti e rispettosi dell'originale, i Vanzina non si lasciano fuorviare infarcendo il loro affresco comico con i 'soliti (ig)noti' della nostra tv, ma rafforzano il cast con la presenza del bravissimo Carlo Buccirosso, il Peppino De Filippo redivivo del cinema italiano. Bravi Vanzina, scampato il 'grooosso rischio', la supermandrakata è fatta!


 


Regia: Carlo Vanzina
Sceneggiatura: Enrico Vanzina
Fotografia: Claudio Zamarion
Montaggio: Luca Montanari
Musica: Bixio-Frizzi-Tempera
Scenografia: Tonino Zera
Costumi: Marina Maruccia
Interpreti: Gigi Proietti (Mandrake), Nancy Brilli (Aurelia), Rodolfo Laganà (Micione), Andrea Ascolese (L'ingegnere), Carlo Buccirosso (Antonio Faiella), Enrico Montesano (Pomata), Emanuela Grimalda (Lauretta), Stefano Ambrogi (Nino Diamanti)
Produzione: Adriano Ariè per Solaris International e International Video 80 in collaborazione con Warner Bros.
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 105'
Origine: Italia, 2002


 

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