“Fedele alla linea – Giovanni Lindo Ferretti”, di Germano Maccioni

fedele alla linea

Il film del giovane cineasta bolognese ci mostra un aspetto intimo e inedito dell'ex leader dei CCCP. La dimensione personale di un uomo che, con le sue scelte artistiche e di vita, ha spesso attirato su di sé amare critiche e disorientato l'opinione pubblica. Il documentario mostra tutta la coerenza personale del poeta del punk. La sua personalissima fedeltà alla linea che l'ha portato ad intraprendere un lungo viaggio, fisico e interiore, fino a farlo “tornare a casa”

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fedele alla linea“Male che vade ne faremo un cantante”. Con queste parole il sacerdote di un collegio per ragazzi liquidò uno dei bambini della sua classe, poco incline al gioco ma dotato di una bella voce. Quel bambino era Giovanni Lindo Ferretti e, in seguito, divenne non solo un cantante, ma anche il fondatore del punk in Italia.

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Oggi, a ripercorrere il percorso personale e artistico di Ferretti ci pensa l'ottimo documentario firmato da Germano Maccioni, attore e regista, il cui ultimo lavoro, I giorni scontati, girato interamente all'interno di un carcere, risale al 2012. Con Fedele alla linea, il giovane cineasta bolognese, ci mostra un aspetto intimo e inedito dell'ex leader dei CCCP. La dimensione personale di un uomo che, con le sue scelte artistiche e di vita, ha spesso attirato su di sé amare critiche e disorientato l'opinione pubblica. Ferretti decide di confidarsi davanti la macchina da presa, raccontando aspetti privati e anche dolorosi che hanno scandito la sua esistenza. Lo fa in nome dell'amore per il suo ultimo progetto, Saga. Il Canto dei Canti, teorizzazione di un teatro epico equestre al quale ha lavorato in questi anni.

Nel documentario di Maccioni è interessante la dicotomia tra le immagini e i suoni frenetici dei concerti dei CCCP negli anni '80 e la dimensione attuale nella quale vive Ferretti, fatta del silenzio dei borghi abbandonati dei paesini dell'Appennino emiliano e la cura dei cavalli nella stalla di famiglia. Distribuito dalla Cineteca di Bologna, Fedele alla linea, non è né un documentario musicale né autobiografico, come tiene a precisare il regista. Effettivamente l'utilizzo delle canzoni scritte da Ferretti è ridotto al minimo, puntando tutta l'attenzione alle parole, alle lunghe pause, pregne di significato, tra un racconto e l'altro, riempite solo dal rumore delle sigarette che bruciano. Il lavoro ha il pregio di saper gestire il materiale d'archivio, fatto di foto di famiglia, immagini inedite dei concerti, estratti del film Tempi Moderni di Luca Gasparini e di Sul 45º Parallelo, sul viaggio in Mongolia intrapreso da Ferretti negli anni '90 e filmato da Davide Ferrario, sapendolo fondere con la dimensione odierna nella quale il cantautore vive. Questo permette a Ferretti di andare avanti e indietro con la propria storia, raccontando la malattia, il rapporto difficile e, alla fine, recuperato con la madre, passando per l'esperienza musicale, l' impegno politico e la fede ritrovata.

Il documentario mostra tutta la coerenza personale del poeta del punk. La sua personalissima fedeltà alla linea che l'ha portato ad intraprendere un lungo viaggio, fisico e interiore, fino a farlo “tornare a casa” come afferma lui stesso. Maccioni, come accennato, non firma un lavoro biografico, bensì “universale”, toccando temi che ci riguardano da vicino, visti attraverso lo sguardo lucido e maturo di Ferretti cha sa farci sorridere e commuovere.

 

Regia: Germano Maccioni

Interpreti: Giovanni Lindo Ferretti

Genere: Documentario

Origine: Italia, 2013

Durata: 74'

Distribuzione: Cineteca di Bologna

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    Un commento

    • natural mistyc

      Si…, visto l’altra sera. In realtà non so a chi possa interessare la storia solo personale di un personaggio cangiante (per carità è un suo diritto, ma vallo a spiegare a tutti quelli che sono andati ai suoi concerti perchè anticlericali convinti) come Ferretti. Chi non lo conosceva continuerà a non conoscerlo e chi lo conosceva non scoprirà niente di più. Noioso