Festival Cinema e Ambiente di Avezzano 2024, le memorie perdute della natura

Dr. Vaje, il filosofo calzolaio de La Avana; Ivalu di Anders Walter; Toxicily e tanti altri prodotti interessanti, tra corti e documentari, che uniscono la settima arte alle tematiche ambientali.

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Dal 17 al 23 giugno Avezzano ha ospitato la nona edizione del Festival Cinema e Ambiente.
Il Festival si è dedicato alla missione ambientale, con l’obiettivo di diffondere una più ampia conoscenza rispetto alle emergenze contemporanee. I numerosi ospiti dei talk pomeridiani hanno raccontato le loro esperienze e le loro lotte nel paese che si distingue in Europa per il più alto consumo d’acqua per abitante.
Sorprese interessanti.
Toxicily di François-Xavier Destors e Alfonso Pinto: il regista francese e il fotografo palermitano hanno unito le forze per raccontare le conseguenze del polo petrolchimico siracusano sugli abitanti del territorio. Nel documentario, Nino, non vedente, ripercorre gli spazi della sua gioventù, prima che la strage li rendesse inabitabili. Il film riesce a coniugare l’urgenza ambientale e sociale ad un linguaggio che non è banale e, oltre a informare, riesce a commuovere nella sua umanità.
Altri cortometraggi si sono avvicinati alle tematiche ambientali, mettendo al centro, però, dei personaggi e delle storie che indagano lo stato sociale.
Ivalu, di Anders Walter, affronta il dramma della violenza familiare, tra ricordi e tristi rivelazioni. Candidato agli Oscar nel 2023 come miglior cortometraggio, Ivalu riesce a sospendere il tempo in un’atmosfera sognante, tra le nevose montagne della Groenlandia.

It Takes a Village, di Ophelia Harutyunyan, racconta la storia di un villaggio armeno, dove le donne sono rimaste sole, in attesa dei mariti, partiti per necessità lavorative o in guerra. È un ritratto di madri che si sostengono l’un l’altra. Fumano per non ingrassare; si truccano, solo per struccarsi quando arriva la telefonata che tanto aspettavano, sentendosi in colpa e vergognandosi per aver osato tanto.
L’ultimo desiderio, di Leonardo Panizza e Giulio Boccardi, mostra l’unione di un contadino con la sua terra. Il protagonista si denuda, nella neve, diventando tutt’uno con la natura. Il cortometraggio sperimentale non lascia indifferenti.
Las Memorias Perdidas de los Árboles, di Antonio La Camera, non finisce di sorprenderci. Le voci fuori campo che fanno parlare gli alberi sono il cuore pulsante di questa rassegna.
Breve, brevissimo il cortometraggio d’animazione di Nina Groff, Everywhere Home, che ci porta tra le montagne, con un ritmo onirico che ci lascia sperare nei futuri lavori dell’artista. Quarantacinque secondi di immagini che si abbracciano l’un l’altra; una dichiarazione d’amore per la natura.
Dr. Vaje, di Carmelo Raneri, ci porta nell’officina del filosofo calzolaio de La Avana. Si chiama Ernesto, come Che Guevara; suo fratello Vladimir, come Lenin. Ci racconta che la colla che utilizza per riparare le scarpe è un derivato del petrolio; da 120 pesos è passata a costarne 750 negli ultimi anni. Il suo è un inno ad una società senza capitalismo, che non permette di apprezzare i tesori della natura. Sincero e commovente, Dr. Vaje è un viaggio che ci fa riflettere sull’attualità e sulla storia di un paese e di un popolo davvero affascinanti.
The Image Hunter, di Giacomo Agnetti, il documentario più entusiasmante della rassegna, mostra un ritratto dello street artist romano Hitnes, in giro per l’America sulle tracce dell’ornitologo e illustratore John James Audubon.
Interessante anche il viaggio in Patagonia di un team scientifico alla ricerca dei discendenti di un caimano centenario, Romeo, appartenente alla collezione del Museo Zannato. Yacaré. Un caimano alla fine del mondo, di Andrea Colbacchini, ci porta sulle sponde del fiume Paranà a studiare l’affascinante fauna del luogo. La missione fallisce e il caimano non si riesce a trovare ma, dopo il ritorno in patria, e la fine delle riprese, il biologo Roberto Battiston si accorge di aver scoperto una nuova specie di grilli, che ha deciso di battezzare “caimanillus”.

Sotto la direzione artistica del regista Paolo Santamaria e della coordinatrice Valentina Traini, il Festival Cinema e Ambiente ha riunito un pubblico di varie fasce d’età a scoprire le terre lontane come le terre nostrane, ricordandoci che possiamo ancora fare qualcosa per salvare il pianeta.

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