FESTIVAL DEL CINEMA 2011 – “La kryptonite nella borsa”, di Ivan Cotroneo (Concorso)

E’ interessante come Ivan Cotroneo provi a colmare, proprio quando sembra svuotare senza freni il suo campo d’azione dalle passioni, il cinema statuario del facile umorismo “consentito” e gioca con il guscio vuoto delle parti, dei ruoli di amante, moglie, marito (e di padre e madre), figlio, nipote, con una disarmante e forse ingenua esplicità, oscillante tra convenzionalità e profonda sfida a essa, sia sul piano cinematografico sia su quello sociale. Nel quadro di famiglia la cornice separa quasi totalmente l'immagine da tutto ciò che non è immagine
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Questa notizie sono ricavabili dalla sintetica scheda sul regista, che gira un po’ su tutti i siti di cinema ed anche sui diversi quotidiani nazionali. Probabilmente però ci sarebbero almeno altri due dati da non sottovalutare per provare ad avvicinarsi a questo cinema: la passata collaborazione di Ivan Cotroneo con Pappi Corsicato e la sua sceneggiatura per Questo piccolo grande amore di Riccardo Donna, film del 2008, colpevolmente sottovalutato. Non
sarà quindi “pop” questo cinema, nonostante l’evidente lavoro cromatico e le ambientazioni “fricchettone” che alcuni protagonisti del film frequentano (quando/quanto Virzì?), nonostante frammenti musical che si incagliano nel cuore dei personaggi, affranti, delusi, esaltati, divertiti, respinti, immaginari. Allora potremmo considerarlo uno sguardo nostalgico? Si potrebbe pensare alla kryptonite come alla paura di volare pur senza saper saltare? E’ interessante come Ivan Cotroneo provi a colmare, proprio quando sembra svuotare senza freni il suo campo d’azione, dalle passioni, il cinema statuario del facile umorismo “consentito” e gioca con il guscio vuoto delle parti, dei ruoli di amante, moglie, marito (e di padre e madre), figlio, nipote, con una disarmante e forse ingenua esplicità, oscillante tra convenzionalità e profonda sfida a essa, sia sul piano cinematografico sia su quello sociale. Nel quadro di famiglia la cornice separa quasi totalmente l'immagine da tutto ciò che non è immagine. Definisce quanto da essa inquadrato come mondo significante, rispetto al fuori-cornice, che è il mondo del semplice e troppo ancora falso vissuto. Insomma Ivan Cotroneo pare ancora trovarsi più a suo agio come sceneggiatore piuttosto che regista cinematografico, perché da l’impressione di fermarsi a metà del guado, proprio nella terra di mezzo, quella più italica del cine(ma)tv, in cui spesso si è avari di tormenti interminabili, ma nello stesso tempo indulgenti tra i “siparietti”, che non si da il dovuto ma ci si lascia insolentire o divertire, che ormai sono la stessa cosa… quasi.
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