Festival del cinema Africano, d'Asia e America Latina 18 – "Out of coverage", di Abdullatif Abdulhamid (Concorso lungometraggi)

Out of coverageDiviso tra le due donne, ossessivamente richiamato ai propri doppi doveri da un’incessante trillare del telefonino, Amer si muove con energica vitalità in una altrettanto dinamica Damasco. È questo lo scenario che Abdullatif Abdulhamid ci offre per il suo Out of coverage tra i lungometraggi in Concorso e nella sezione Settimana arabica.

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Out of coverageNel finale incontro con il regista, dopo la proiezione del film, Giuseppe Gariazzo ha individuato una delle caratteristiche di Out of coverage sottolineando che il film è anche una sinfonia della città di Damasco nella quale è ambientato. Una città vitale all’interno della quale si muove, con destrezza e dinamica energia, Amer diviso tra la moglie e Nada donna dell’amico che è in prigione per motivi politici e il suo doppio lavoro di tassista e dipendente di una friggitoria. La vita di Amer ha dell’infernale, diviso com’è tra questi impegni ai quali si aggiungono il figlio e la figlia di Nada da accudire. La scarcerazione dell’amico gli cambierà la vita e lo lascerà solo come svuotato anche del vigore che lo muoveva.

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Il regista Abdullatif Abdulhamid, siriano d’origine, ma formatosi alla scuola di cinema di Mosca, è alla sua settima opera e qui con la forza della sua brillante scrittura ci cattura in una Damasco vivace e dinamica palcoscenico per la complicata vita di Amer.

Diviso tra le due donne, ossessivamente richiamato ai propri doppi doveri da un’incessante trillare del telefonino che costituisce davvero la misura di una trasformazione sempre più capillare della vita non soltanto del protagonista, Out of coverage non è soltanto un film che interviene sul piano privato di una vita complicata da una quotidianità sempre complicata da piccoli eventi o problemi da risolvere. Infatti la microstoria di Zouhair, l’amico in prigione, suggerisce una possibile lettura politica. L’avere inserito questo personaggio, con questa storia ha costituito per l’autore un passaggio rischioso, per la prima volta, infatti, una tale problematica rientra in un’opera cinematografica di produzione siriana e per questa ragione è stato necessario informare le autorità politiche. La voluta omissione delle reali motivazioni della prigionia di Zouhair, sono però costate al regista le critiche di una parte del pubblico.

Ma al di là di questo aspetto il personaggio di Zouhair è funzionale per potere cogliere un altro piano di lettura che il film suggerisce. È proprio attraverso il rapporto che lega Amer, Zouhair e la sua bella e giovane moglie Nada, che si coglie un aspetto trasversale, ma non secondario del film. Quel profilo malinconico che, il Out of coverage, soprattutto  avviandosi verso il finale, mostra con evidenza sempre maggiore. C’è in Amer un senso di annichilimento, quello di un personaggio che vive una vita accelerata, quasi per nascondere, per primo a se stesso, una specie di intimo fallimento di sconfitta annunciata. Il perorare la causa di Zouhair, i suoi sforzi per farlo uscire di prigione, con tutte le necessarie conseguenze che questo significherà riguardo al suo crescente sentimento per Nada, rimandano forse al suo intimo desiderio di sconfitta, ad una necessaria accelerazione del proprio annichilimento, che preluda ad una radicale trasformazione, qualcosa che viene prima del sentimento, che risiede nel primario livello della coscienza. Visto sotto questo sguardo Out of coverage non possiede più i tratti leggeri di una commedia, ma assume il tono più severo di un esame profondo della propria coscienza, forse anche nella consapevole certezza che, come già ci ricordava Rohmer in Le notti della luna piena: chi ha due case perde l’anima, chi ha due donne perde il senno.

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