FESTIVAL DI CINEMA – Questo dibattito…

Non era nostra intenzione fare un dibattito sul "caso" Torino Film Festival ma se gli interventi inevitabilmente tornano dentro la questione del TFF è evidente che ci sono ferite ancora aperte e non facilmente rimarginabili. Intanto Sentieri selvaggi CONTINUA la discussione. Allargando il dibattito. Perché il futuro del cinema appartiene a tutti

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Abbiamo iniziato questo dibattito sullo stato dei Festival di Cinema poco più di un mese fa, ancora nel cuore della "battaglia" che si giocava sui destini del Torino Film Festival, ma con l'intento chiaro ed esplicito che questa discussione doveva essere capace di andare anche oltre, per cercare di ragionare assieme su una più generale spinta al cambiamento che "i tempi" (e la politica? e alcune aree culturali?) richiedevano.

Nel giro di qualche settimana la vicenda torinese si è dipanata, come tutti sappiamo, con la nomina definitiva di Nanni Moretti a Direttore e la quasi certa nomina di Emanuela Martini (attuale direttore di Film TV) come responsabile del Concorso.  Nei prossimi giorni Moretti dovrebbe annunciare la sua "squadra" per la 25a edizione del Festival e in qualche modo la vicenda dovrebbe difatti concludersi.

Questo dibattito, al di là delle indicazioni che abbiamo dato, con le 5 questioni formulate sulle quali abbiamo invitato tutti i principali addetti ai lavori e responsabili di Festival ad intervenire, ha tuttavia preso una sua strada, libera e selvaggia…  Non era nostra intenzione fare un dibattito specifico sul "caso" Torino Film Festival e infatti avevamo proposto delle domande che, pur prendendo spunto dall'attualità, si ponessero delle problematiche più generali. In parte questo è riuscito, almeno inizialmente, ma poi gli interventi si sono orientati decisamente sulla "questione torinese". Già Steve Della Casa non aveva potuto fare a meno di dire la sua, e quando parlava di Festival, seppur in generale, i rimandi erano espliciti a Torino (con i riferimenti al "sistema cinema torinese"),  poi con il lungo diario di Rondolino, l'intervento di Fumarola e, ora, le due interviste agli ex direttori Turigliatto e Vallan, insomma il "fiume in piena" del Torino Film Festival è trasondato nel nostro dibattito, anche oltre le nostre iniziali intenzioni.  Ma non ci dispiace di questo, perché se gli interventi inevitabilmente tornano dentro la questione del Torino Film Festival, è evidente che in questa città si è consumata una battaglia cruciale, che ha lasciato delle ferite ancora aperte e non facilmente rimarginabili.

Del resto colpisce come la stampa e i media nazionali abbiano tutti salutato all'unanimità con piacere la nomina di Moretti, dandogli grande rilievo, mentre le voci "dissidenti" degli ex direttori sono finite sulle cronache locali e quella di Rondolino addirittura su… Sentieri selvaggi (che con i suoi 261.636 utenti unici ha stabilito a gennaio il suo nuovo record…GRAZIE!).

Sin dall'inizio della vicenda Sentieri selvaggi ha scelto di avere un ruolo non di parte, non certo da "arbitro" neutrale, ma da osservatore attento, dando spazio a tutte le posizioni "in campo". Questo abbiamo fatto e questo continueremo a fare, confidando ancora negli interventi di coloro, da noi da tempo interpellati, che finora hanno evitato di farlo. Lo spazio è aperto a tutti e non vorremmo mai che qualcuno vedesse Sentieri selvaggi come una "nemica" dell'attuale dirigenza del Torino Film Festival (e Moretti in questo senso ci conosce bene, essendo stati noi a suo tempo tra gli "sponsor" del suo Festival dei Corti a Roma, nel lontano 1998), magari perché ha dato spazio, negli ultimi interventi, all'area "politicamente sconfitta" dello scontro in atto. Crediamo che non esista oggi in Italia un luogo dove riflettere e approfondire le questioni che riguardano la promozione del cinema e Sentieri selvaggi si offre in tal senso volentieri come spazio privilegiato per questa discussione.

Detto questo, e sgomberato il campo da eventuali fraintendimenti sul ruolo del nostro giornale, non possiamo però non rilevare come questo "tsunami", sollevato dalla Festa del cinema di Roma e con un onda lunga arrivato fino a Torino, lasci ancora delle grandi perplessità e sollevi alcune domande cui non abbiamo ancora trovato risposte. Fermo restando la legittimità di "cambiare" (a Torino il mandato dei direttori era scaduto) l'impressione che sorge è che questa necessità non sia una risposta a emergenze ed urgenze culturali provenienti "dal basso", quanto piuttosto "dall'alto", da alcune aree politiche in formazione (il nuovo partito democratico?…) che sembrano stiano mettendo a punto la costruzione della sua nuova classe dirigente. Fantapolitica? Forse. E come ci piacerebbe sbagliarci! Ma il dubbio che tutta questa "rivoluzione" sia sollevata per la "discesa in campo" dei prossimi leader del centro sinistra italiano, ci nasce minaccioso, magari perché siamo portati, "andreottianamente", a pensar male….

E allora: quali sono le vere urgenze dei festival, che senso ha oggi fare vedere cinema, la ricerca, la sperimentazione dei linguaggi è una vera necessità per una società che non voglia essere sepolta da una cultura "mainstream"? Perché oggi la sinistra italiana non appare più in sintonia (ma lo è mai stata?…), con le aree più avanzate della riflessione culturale italiana?

Ecco, su questi temi ci piacerebbe sapere cosa ne pensano "liberi pensatori" come Enrico Ghezzi, Renato Nicolini, Alberto Abruzzese, Carlo Freccero, oltre che naturalmente gli addetti ai lavori che abbiamo già contattato, ma anche registi, sceneggiatori, tutti coloro che fanno cinema e, infine, anche i nostri lettori.

Una delle cose più inquietanti seguite al cambiamento di vertice al TFF è stata la soppressione del Forum, dove si poteva liberamente discutere sul passato sul presente e sul futuro del Festival. Sarebbe buona cosa che la nuova gestione riaprisse questo spazio, per dare modo a tutti di esprimere liberamente le opinioni. Intanto Sentieri selvaggi CONTINUA la discussione. Perché il futuro (e il presente) del cinema fa parte della nostra vita quotidiana e proprio non possiamo fare a meno di interrogarci su cosa sta accadendo e, magari, trovare delle risposte chiare alle domande che ci stiamo ponendo. Convinti a nostro modo che se i Festival devono trovare una direzione nuova da quella intrapresa oltre vent'anni fa, lo dovranno fare sulla base di una riflessione culturale seria e, possibilmente, ampia, e non a partire dagli improbabili vertici di un partito che ancora non esiste…

 

GLI ARTICOLI PUBBLICATI FINORA:

 

Black Out!  di Federico Chiacchiari  30/12/2006

 

"Il divo è mille volte più avanti dei politici e dei critici" – Conversazione con Roberto Silvestri  9/1/2007

 

"Il problema reale è che i Festival devono trovare la maniera per servire ai film, devono essere utili ai film, altrimenti i Festival non servono a niente." Intervista a Steve Della Casa  12/1/2007

 

"La parte più difficile non è modellare l'identità di un festival ma intercettare il desiderio collettivo che è l'unica cosa che rende necessario un festival" – Intervista a Mario Sesti  16/1/2007

 

"Un festival deve essere un convivio dove si producono nuove opportunità creative, possibilmente in pubblico" – Intervista a Oscar Cosulich       23/01/2007

 

TORINO FILM FESTIVAL: "Descrizione di una battaglia", di Gianni Rondolino        del 25/01/2007

 

Potere dissoluto, di Donatello Fumarola             del 6/2/2007

 

TORINO FILM FESTIVAL – "Difendere il Festival in quanto tale non interessava in realtà a nessuno, premeva metterlo "in rete" (o in riga) col fantomatico sistema cinema torinese" – Parla, finalmente, Roberto Turigliatto  del 10/2/2007

 

TORINO FILM FESTIVAL – "Per chi avesse voglia di guardare alla realtà, l'atmosfera di "crisi" e di allarme creata intorno al festival aveva la credibilità delle armi di distruzione di massa in Iraq" – La parola a Giulia D'Agnolo Vallan  del 10/2/2007

 

FESTIVAL DI CINEMA – Questo dibattito… di Federico Chiacchiari del 11/2/2007

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