FESTIVAL DI ROMA 2008 – "Aide toi, le ciel t'aidera (With a little help from myself)" di Francois Dupeyron (Concorso)

Sorprendente commedia "africana", dove la camera a mano disegna fisicamente un linguaggio documentaristico figlio del cinema in progress di Cassavetes, con cromatismi ocra che paiono recuperare gli odori e la matericità di Sembéne. Esempi forse eccessivamente alti per la pellicola di Dupeyron, che riesce però a mantenere un suo equilibrio senza rinunciare al puro istinto del linguaggio filmico


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Regista dal passato artistico solido e rispettabile Francois Dupeyron sceglie con Aide toi, le ciel t'aidera di rappresentare, con toni ora comici ora violentemente convulsi, la parabola di una donna africana e della sua famiglia nella periferia parigina, riuscendo allo stesso tempo a tracciare un quadro complesso sull'integrazione degli immigrati nella società francese. Nel giorno del matrimonio della figlia, Sonia madre indaffaratissima e coriacea a capo di una famiglia numerosa e piena di problemi, scopre il cadavere del marito disteso sul letto. Con l'aiuto dell'anziano vicino riuscirà a celare ai propri figli la scomparsa del violento consorte, dando l'opportunità a Christie di festeggiare l'unione col proprio compagno e all'altra figlia di dare alla luce un bambino il cui padre è sconosciuto. Dialoghi scoppiettanti, situazioni grottesche, improvvise virate nel cinema di denuncia (eccezionale per empatia e movimento la sequenza dell'arresto del figlio Victor), incroci sentimentali risolutori.
Sorprendente commedia "africana", dove la camera a mano disegna fisicamente un linguaggio documentaristico figlio del cinema in progress di Cassavetes, con cromatismi ocra che paiono recuperare gli odori e la matericità di Sembéne. Esempi forse eccessivamente alti per la pellicola di Dupeyron, che riesce però a mantenere un suo equilibrio senza rinunciare al puro istinto del linguaggio filmico. Grazie anche a una interprete straordinaria, Fèlicitè Wouassi, capace di risucchiare ogni immagine e consegnare al suo personaggio con un unico sguardo tutta la dignità e il dolore universale di una classe sociale.


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