FESTIVAL DI ROMA 2008 – "Parlez-moi de la pluie", di Agnès Jaoui (Anteprima Fuori Concorso)

jaouiAgnes Jaoui (Il gusto degli altri, Così fan tutti) è sempre una piacevole e spassosa riscoperta, una sincera e raffinata creatrice di affreschi familiari e sentimentali, rimescolati e condensati in una sorta di “ronde” dell’amore e della malinconia. Intermittenze del cuore che non affondano certo nella carne ma che si confondono tra le ineluttabili battaglie quotidiane

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jaouiFemminista appassionata e da poco entrata in politica, Agathe Villanova (Agnès Jaoui) torna nella sua casa d'infanzia per aiutare la sorella a sistemare gli affari della madre deceduta un anno prima. La seguono come un'ombra, Michel Ronsard, regista fallito, e Karim, il figlio della domestica, che devono realizzare un documentario sulle donne in carriera. Sotto un cielo d'estate perennemente uggioso, si dipanano i destini dei vari personaggi. Commedia dai dialoghi intensi e stringati, con Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri affiancati dal popolare Jamel Debbouze. Il titolo del film è ispirato alla canzone L'Orage di George Brassens. La regista e attrice Agnes Jaoui (compagna dell’attore Jean-Pierre Bacri che interpreta Michel Ronsard) de Il gusto degli altri (2000) e Così fan tutti (migliore sceneggiatura a Cannes nel 2004), in passato anche sceneggiatrice di Alain Resnais (Smoking – No Smoking, Parole Parole Parole) e di Cédric Klapisch (Aria di famiglia), è sempre una piacevole e spassosa riscoperta, una sincera e raffinata creatrice di affreschi familiari e sentimentali, rimescolati e condensati in una sorta di “ronde” dell’amore e della malinconia. Del primo lungometraggio (che probabilmente resta il più ispirato) ritrovi il pamphlet ironico sulla perfettibilità degli esseri umani che invita a smascherare le ipocrisie e i pregiudizi più inconfessabili, ad andare oltre le apparenze. Del secondo lungometraggio (probabilmente il più frammentato) ritornano le “intermittenze del cuore” di una commedia intimista che certo non affonda nella carne, ma si confonde tra le piccole e ineluttabili battaglie quotidiane. Dei due, in Parlez-moi de la pluie (probabilmente il più equilibrato) riemergono piccole storie di gente ordinaria visualizzate, attraverso i dialoghi e il gioco tra gli attori e risaltate dalla paura della mediocrità, dalle manie, i complessi d’inferiorità, le insicurezze. Un universo di relazioni, di rapporti mancati e di parole non dette. Un intreccio di affinità e differenze che implodono ed esplodono con delicatezza.

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