FESTIVAL DI ROMA 2008 – "Un Barrage contre le Pacifique", di Rithy Pahn (Concorso)

un barrageIl regista di origine cambogiana traspone l'omonimo racconto di Marguerite Duras. Dopo L'amante, India Song, Moderato Cantabile, ennesima opera della scrittrice francese sul grande schermo. Protagonista Isabelle Huppert, ancora una volta a cimentarsi con un personaggio a due facce: dura e romantica che per difendersi innalza argini

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un barrageIndocina 1931, Golfo del Siam. Una famiglia di coloni francesi, lotta contro la povertà. La madre (Isabelle Huppert) di Joseph e Suzanne si rende conto che la partenza dei suoi figli ormai adulti è inevitabile. Ingannata dall'amministrazione coloniale, la donna ha investito tutti i suoi risparmi in terreni senza valore e continuamente minacciati dal monsone. Decisa a combattere la corruzione dei burocrati che l'hanno truffata, intraprende un folle progetto: costruire un diga contro il mare ricorrendo all'aiuto degli abitanti del villaggio. Il regista di origine cambogiana, autore di diversi documentari d'impegno sociale, traspone l'omonimo racconto di Marguerite Duras. Non è il primo libro della scrittrice francese di origine vietnamita ad essere trasposto sul grande schermo. L'amante, India Song, Moderato Cantabile e soprattutto la sceneggiatura scritta per Alain Resnais del 1959, Hiroshima Mon Amour, sono stati i suoi trascorsi diretti ed indiretti nel cinema. Sembra crearsi una “mimesis” perfetta tra il film di Pahn e lo scritto della Duras. Certamente non memorabili le pagine del racconto, evocanti le atmosfere di grandi autori nord americani quali Hemingway e Steinbeck e magari di Cesare Pavese. Ma è solo un effimero soffio, un fugace respiro che deve attendere una nuova stagione, quella del “nouveau roman” degli anni '60, in cui la Duras si scorpora definitivamente dell'eccessivo quanto convenzionale romanticismo, tanto detestato dal contemporaneo Queneau. Lo stesso Pahn pare viaggiare senza sussulti e senza derive visive nella “mostrazione” di un'opera pericolosamente piatta. L'unico segnale interessante e degno di nota di questa coproduzione cambogiana- francese-belga, è la presenza di Isabelle Huppert, ancora una volta a cimentarsi con un personaggio a due facce: una donna indomita, madre dura e poco affettiva, ma allo stesso tempo creatura romantica e fragile, dal cuore debole che per difendersi innalza argini.

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