FESTIVAL DI ROMA 2008 – "With a Warm Heart", di Krzysztof Zanussi (Concorso)
Il film vorrebbe essere un gioioso inno alla vita. Il problema è che Zanussi non lo raggiunge attraverso una visione depurata ma colma di simbolismi. Forse quello del regista polacco è l’esempio di quel cinema ‘autoriale’ da festival di 30 anni fa che avrà sicuramente i suoi incalliti estimatori. Noi non siamo tra questi
With a Warm Heart vorrebbe essere un gioioso inno alla vita. Il problema è che Zanussi non lo raggiunge attraverso una visione depurata ma colma di simbolismi (il gatto all’inizio e alla fine del film), che accentua una compiaciuta dimensione grottesca, che si alimenta in continui giochi di montaggio parallelo per mostrare ‘isolatamente’ le esistenze dei due protagonisti e che esibisce anche la sua spiritualità come se a regolare il finale ci fosse stato un disegno divino. È francamente troppo. Eppure queste figure avevano un bel potenziale. Forse nelle mani del Polanski del periodo polacco o di uno Skolimowski avrebbero potuto danzare e prendersi gioco del proprio destino. Zanussi invece le fa muovere solo come marionette stanche, alimentando la comicità dell’assurdo soltanto attraverso operazioni di dilatazione e contrazione temporale evidente, per esempio, nella scena in sala operatoria in cui gli uomini del ricco e corrotto protagonista e lo staff medico sono in attesa della morte del giovane per poter così eseguire il trapianto. Forse quello di Zanussi è l’esempio di quel cinema ‘autoriale’ da festival di 30 anni fa che avrà sicuramente i suoi incalliti estimatori. Noi non siamo tra questi.