FESTIVAL DI ROMA 2009 – "Paulo Coelho's The Experimental Witch"(L'Altro Cinema Extra)

experimental witch

Elisabetta Sgarbi, Emanuele Giardina e Riccardo Sgalambro realizzano un film tratto da La strega di Portobello montando insieme i cortometraggi realizzati dai lettori del romanzo di Coelho. Alcune vertigini di scambi di persona bunueliani-haynesiani non evitano la schiacciante vittoria della parola, con verbosi dialoghi trasferiti di peso in bocca agli attori e brani del libro letti fuoricampo o guardando in macchina in stile mockumentary. Eppure resta un "esperimento" con un suo fascino, nonostante il facile spiritualismo all'acqua di rose che ha fatto la fortuna dello scrittore

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experimental witchL'immane lavoro di Elisabetta Sgarbi e dei montatori di questo "esperimento", Emanuele Giardina e Riccardo Sgalambro, porta alla luce degli elementi in sé contrastanti. Trovatisi a dover tirare fuori un lungometraggio da un'ottantina di corti che i lettori del romanzo di Paulo Coelho La strega di Portobello hanno realizzato raccontando ognuno di loro un personaggio del libro, su iniziativa e richiesta dello stesso scrittore che ne ha lanciato il "contest" sul suo sito internet, e giunti ad una selezione definitiva di 14 lavori tra quelli visionati su youtube, i tre sembrano aver privilegiato i prodotti maggiormente simili tra di loro, così da dare al montaggio finale una certa coerenza stilistica in una professionalità per lo più senza guizzi di luci calde e fluida agilità nei movimenti di macchina (alla soglia con l'amatorialità c'è solo il frammento dedicato alla corte della fattucchiera rumena). Per stessa ammissione della supervisionatrice Betty Wrong/Elisabetta Sgarbi, tutti i corti che in qualche modo avrebbero potuto 'stonare' con l'armonia ricercata (ad esempio quelli reallizzati in animazione, o vicini alla videoarte…), sono stati scartati: resta unicamente un frammento in bianco e nero riuscito a metà, utilizzato per prologo ed epilogo. Quella che viene fuori è allora una visione pesantemente ancorata alla parola, fatta di sequenze che trasferiscono di peso in bocca agli attori interi, verbosi dialoghi delle pagine di Coelho, e che più di una volta istintivamente sentono il bisogno di affidarsi a brani letti fuori campo, se non proprio recitati dagli attori che guardano in macchina come in una specie di mockumentary, rispondendo alle domande di un ipotetico giornalista (che però uno dei registi decide anche di mostrare in campo). La vicenda di Athena, “strega” dell'epoca moderna il cui culto della Dea Madre viene ostinatamente osteggiato dalla Chiesa, così rappresentativa del facile spiritualismo e dell'ascetico filosofeggiare all'acqua di rose che hanno fatto la fortuna dello scrittore, finisce così per lo più 'raccontata' che messa in scena – eppure nei momenti in cui il montaggio si fa più serrato, e Giardina e Sgalambro riescono a passare con facilità per raccontare la stessa scena dalle immagini di un corto a quelle di un altro, e dunque vertiginosamente col mutare del punto di vista mutano anche gli attori (data appunto per assodata invece una sottostante uniformità stilistica), si riesce a percepire qualche vibrazione nel racconto, che nel suo incedere con 14 attrici differenti nello stesso ruolo ricorda espedienti simili nel cinema di Bunuel, Solondz o Todd Haynes.
Purtroppo però per gran parte dei 110' minuti i realizzatori preferiscono affidarsi a sezioni anche piuttosto lunghe dello stesso corto (soprattutto i tre dedicati al santone nel deserto, al giornalista inglese, e alla compagnia di teatro), per nulla 'disturbate' dalle incursioni dei lavori dedicati agli altri personaggi, che probabilmente avrebbero avuto bisogno di venire smembrati, smontati, frullati e rimontati con maggiore furore e vitalità ri-creativa.

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