FESTIVAL DI ROMA 2011 – "A Few Best Men", di Stephan Elliott (fuori concorso)
L'eccesso australiano di Elliott si trasferisce dai paesaggi alla dinamica tra i personaggi, elemento fondamentale di questo bromance movie che infonde vitalità ed energia ad ogni immagine, suggellata nel finale del film. Quello che emerge è la solidarietà maschile, la fratellanza tra gli amici, nel bene e nel male, più forte di qualsiasi promessa nuziale. Fino all'ultima risata.
L'eccesso è caratteristica fondamentale di un certo cinema australiano. Basti pensare a Baz Luhrmann, da Ballroom ad Australia. Oppure, semplicemente, a Priscilla – La regina del deserto, probabilmente l'opera più famosa di Elliot. E questo film sembra confermarlo. Tuttavia, si tratta di un eccesso ben diverso rispetto alla precedente opera del regista, di cui se ne trova ancora qualche traccia. In Priscilla, Elliott puntava tutto sulla saturazione dell'inquadratura: grandiosi paesaggi, tipici dell'Australia più naturale e selvaggia, in cui i personaggi si inserivano, riempiendo di sè l'immagine con colori sgargianti e lustrini. Qui l'eccesso si trasferisce su un altro livello: la dinamica tra i personaggi. Il corpo dei protagonisti è ancora fondamentale, come dimostrano molte delle scene più divertenti del film – su tutte quelle che coinvolgono Graham e la pecora di alleniana memoria in rossetto e reggiseno – giocando spesso sugli elementi più triviali e scatologi. Ma sin dall'inizio la fisicità si fonde alla parola in maniera inscindibile, grazie ai brillanti dialoghi di Dean Craig e alla recitazione del cast, in stato di grazia, in particolare i quattro amici protagonisti. Un botta e risposta in cui ogni battuta sembra rilanciare in scorrettezza e umorismo.
Proprio questa dinamica tra gli amici si pone come elemento centrale del film, un vero bromance che infonde vitalità ed energia a ogni sequenza, facendo emergere il nucleo emozionale della pellicola. Facile sarebbe il confronto con Una notte da leoni, film che probabilmente più di ogni altro ha segnato questo sottogenere della commedia negli ultimi anni. A Few Best Men è ben diverso, meno "scorretto" e decisamente più "british" (in fondo, l'Australia era un ex colonia penale dell'Impero, come non manca di far notare malignamente uno dei best men), ma alla fine, proprio come per i cugini americani, quello che emerge è la solidarietà maschile, la fratellanza tra gli amici, nel bene e nel male, più forte di qualsiasi promessa nuziale, suggellata nel finale da una magnifica immagine in cui tutti e quattro guardano allo sterminato orizzonte al tramonto. I matrimoni possono finire facilmente, ma le amicizie restano. Fino all'ultima risata.