FESTIVAL DI ROMA 2011 – "Like Crazy", di Drake Doremus (Fuori Concorso)

Like Crazy Il giovanissimo regista Drake Doremus è come il terzo personaggio principale di Like Crazy: è un coetaneo dei protagonisti, è uno di loro, sa bene cosa vuol dire essere innamorato nell’era della comunicazione globale e decide intelligentemente di rifugiarsi nel “presente”. Nei momenti che Anna e Jacob si regalano: una regia aerea che scopre sempre l’imbarazzo, la gioia, l’inesperienza o l’estasi in piccoli dettagli, attese infinite, ellissi dolorose e sguardi che azzerano l’oceano

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Like Crazy

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L’amore è fatto anche di pazienza. L’amore può anche essere una sedia (s)comoda sulla quale rifugiarsi, riposarsi, rialzarsi o rilanciarsi. Quante volte si può raccontare al cinema una storia d’amore e le sue complicazioni senza stancare? Infinite evidentemente. Anna e Jacob (Felicity Jones e Anton Yelchin, attori che sprigionano una naturalezza di recitazione quasi rohmerina)  sono due studenti universitari che si incontrano e si piacciono, che si frequentano e si amano, che si trovano immediatamente. Ma Anna è una studentessa inglese che ha solo un permesso studio di sei mesi in America, dovrà tornare presto a Londra, la sua Storia Americana sarà messa a dura prova. Anche perché la sconsiderata follia di rimandare di due mesi la partenza (per passare l’estate con Jacob) le renderà impossibile rinnovare il suo permesso di soggiorno. Inizieranno qui le sue peripezie legali ed amorose, strettamente e dolorosamente connesse. Il giovanissimo regista Drake Doremus – appena ventotto anni – è come il terzo personaggio principale di questo film: è un coetaneo dei protagonisti, è uno di loro, sa bene cosa vuol dire essere innamorato nell’era della comunicazione globale e decide intelligentemente di rifugiarsi nel “presente”. Nei momenti che Anna e Jacob si regalano: una regia aerea che scopre sempre l’imbarazzo, la gioia, l’inesperienza o l’estasi in piccoli dettagli, sguardi rubati (bellissimo il campo-controcampo Los Angeles/Londra dove sono entrambi con gli occhi persi nel vuoto, uno sguardo che azzera l’oceano), attese infinite e piccoli doni che ci raccontano un sentimento. Un bracciale con l’incisione “pazienza” e una sedia con su scritto “Like Crazy”. Doremus (proprio come Noah Baumbach o Richard Linklater) sa bene che l’amore è anche un fatto di ellissi, di non detti, di tempi morti. E sa restituirci le nostre ellissi della vita: ci si lascia, si sperimenta altro, si ritorna e si commettono cazzate…insomma si sbaglia nella affannosa ricerca della felicità. Quella consapevolezza così umana di sbagliare sempre tranne in alcuni istanti che vorresti durassero una vita, come se quel “hai ragione, pensiamo solo a questo momento!” che Jacob sussurra ad Anna baciandola volesse durare per sempre. Perché la Vita e la Legge, gli oceani e le altre sedie sono sempre là a complicare tutto, a renderti dubbioso e idiota di fronte ad una semplicità che proprio non riesci a vedere. Ed è questo il maggior pregio di Like Crazy: restituirci la semplicità di un sentimento complicato con la semplicità complicata del cinema, non avendo paura di cadere in retoriche o cliché, ma rilanciando il già visto nelle vite di questi ragazzi in questo presente. Un film che non vuole saperne di avere grosse ambizioni e che in un finale riallaciato idealmente all’ultima inquadratura de Il Laureato di Mike Nichols sa anche restituire tutta l'incertezza insita nel Futuro. Perché, sia sa, l’amore è fatto anche di pazienza.      

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