FESTIVAL DI ROMA 2011 – “Voyez comme ils dansent”, di Claude Miller (Concorso)

voyez comme ils dansent
Roadmovie che si tinge di melodramma tra Francia e Canada e reinventa il concetto di spazio e soggettività in una dimensione appunto spirituale della messa in scena, rivoluzionando l’identità stessa del melò in una rielaborazione quasi filosofica del rapporto tra corpo, natura e immagine. Straordinaria parabola su un triangolo amoroso “mentale”, dove i tre personaggi – come fossero tre monadi instancabili – si inseguono lasciando segni di dolore e resistenza, fiutando tracce, ricordi, immagini fatte di una levità quasi astratta. Gran Premio della Giuria a Roma

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Cineasta diseguale, fautore di un’opera costantemente caratterizzata da uno squilibrio fondato su repentini cambi di ritmo narrativo ed espressivo, Claude Miller con Voyez comme ils dansent realizza uno dei suoi film migliori e forse il più bello tra quelli visti in concorso a questo Festival Internazionale del Film di Roma, il cui Gran Premio della Giuria solo parzialmente rende merito alla sua complessità e ispirazione. Sin dall’inizio vediamo lo show man Vic (James Thierrée) impegnato in una serie di performance sul palco che sembrano esibire l’ineluttabile artificiosità di un ruolo che rimbalza tra i due poli attrattivi della narrazione,  rappresentati dalle due donne amanti: la videoartista Lise e la dottoressa Alex. Miller così dichiara immediatamente la natura rappresentativa della sua opera denunciando un’immediata analogia tra palco e schermo cinematografico che mette lo spettatore nelle condizioni del testimone di questo valzer incrociato dove passato e presente arrivano a confondersi tra di loro, segnando – assieme a una sensibilità notevole verso gli ambienti – traiettorie psicologiche e sentimentali quasi impalpabili.

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All’origine del racconto c’è il lungo viaggio in Canada della francese Lise allo scopo di realizzare con la sua videocamera un documentario sul Canada. Quando il suo lungo viaggio in treno si arresta accidentalmente nei pressi di una semisconosciuta località canadese, la donna entra in contatto con Alex Lewis (una bravissima Maya sansa in quello che è probabilmente il ruolo più intenso e magnificamente “inventato” dell’opera), dottoressa che vive assieme al suo cane in una casa isolata nel pieno della natura. C’è però un legame molto più profondo che lega le due donne: entrambe sono state infatti le compagne del grande attore Vic, improvvisamente scomparso senza lasciare tracce. Questa per così dire è l’ossatura del soggetto di partenza, perché Miller per tutto il film gioca con i piani temporali e con la poesia di frammenti in cui emergono il rapporto tra Vic e Lise prima e quello tra l’uomo e Alex poi, in una specie di incessante comunicazione tra le due storie (che noi vediamo attraverso la memoria di Lise ed Alex) che finiscono con il rivelarsi come due paradigmi sentimentali diversi, due mondi, forse persino due film. Il regista disarticola così la narrazione classica a favore di una conduzione quasi ieratica della materia. Voyez comme ils dansent è infatti un roadmovie che si tinge di melodramma tra Francia e Canada e reinventa il concetto di spazio e soggettività in una dimensione appunto spirituale della messa in scena, rivoluzionando l’identità stessa del melò in una rielaborazione quasi filosofica del rapporto tra corpo, natura e immagine. Straordinaria parabola su un triangolo amoroso “mentale”, dove i tre personaggi – come fossero tre monadi instancabili – si inseguono lasciando segni di dolore e resistenza, fiutando tracce, ricordi, immagini fatte di una levità quasi astratta (rappresentata dalla bellissima e ricorrente immagine di Vic  che vola sul palco appeso a un filo). E l’uomo diventa presenza neutra e plasmabile su cui applicare i due vettori femminili che sorreggono il film. Non è certamente un caso che Miller si ostini a inseguire i destini delle due protagoniste fin dentro i titoli di coda, attraverso uno split screen che racconta un doppio itinerario che si fa fatica a lasciar vivere nella presenza/assenza del fuori campo.

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