FESTIVAL DI ROMA 2012 – “Blackbird”, di Jason Buxton (Alice nella Città)

blackbird
Parabola sulla diversità, sull’esclusione dell’Altro in quanto realtà impossibile da pensare e per questo da rifiutare a priori come perversa, Blackbird racconta a tinte crudissime e soffocanti, le stesse tinte della realtà, il percorso di formazione di un ragazzo poco più che adolescente che, per sopravvivere al mondo, deve imparare a diventare Uomo

 

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blackbirdL’apparenza è tutto, così risponde Deanna quando Sean le dice che la gente vede solo quello che vuole vedere. Parabola sulla diversità, sull’esclusione dell’Altro in quanto realtà impossibile da pensare e per questo da rifiutare a priori come perversa, Blackbird racconta a tinte crudissime e soffocanti, le stesse tinte della realtà, il percorso di formazione di un ragazzo poco più che adolescente che, per sopravvivere al mondo, deve imparare a diventare Uomo. Sean è il dark fuori dagli schemi e con il cuore spezzato dal rifiuto di sua madre, che vive la sua storia di emarginazione tra la condanna, una condanna che assomiglia più alla paura, della comunità che abita una piccola città canadese, dove si è trasferito per stare con il padre. Fino a quando incontra l’amore.

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Nei paesaggi raggelati di Eastport, cittadina senza volto e identità, Sean e Deanna sono lontani anni luce, il dark e la ragazza più popolare della scuola, eppure non possono fare a meno di incontrarsi, di desiderarsi. Ecco allora che il canadese Jason Buxton stratifica la narrazione e il suo primo lungometraggio non diventa solo un racconto sulla diversità come demone necessario da esorcizzare per ribadire un’identità, vera o falsa non importa, alla quale aggrapparsi per sopravvivere, ma anche una riflessione sull’amore come unica possibile liberazione del Mondo. Una liberazione che fa una dannata paura perchè l’Amore è l’ “Altro” che mette a repentaglio l’equilibrio precario del cuore e svuota di senso le apparenze della vita. E’ per che questo Deanna, la ragazza che si è costruita una fortezza fatta di apparenze, decide, per poi subito dopo pentirsene, di tacere di fronte alla sentenza senza processo che condanna Sean ad incarnare l’immagine del mostro capace di progettare una strage, per vendicarsi dell’esclusione nella quale l’hanno confinato i suoi compagni di scuola.
La realtà non fa che tentare di schiacciarci con la sua violenza, Jason Buxton non si stanca di sottolinearlo per tutta la durata di Blackbird. Dopo esser finito in un carcere minorile, Sean rinnega se stesso pur di ritornare a casa, ma solo per imparare che il vero carcere è là fuori, è il Mondo che tenta imprigionare i cuori nella paura e spegnerli in un grande nulla.

 

 

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