FESTIVAL DI ROMA 2012 – "E la chiamano estate", di Paolo Franchi (Concorso)

e la chiamano estate

Non c’è storia, ma soprattutto non c’è amore, nell’ultimo film di Paolo Franchi. Opera che ambisce a respirare di istantanee stilizzate e liquide, eppure resta evidentemente in trance. Come Barr, anestesista anestetizzato dal sesso vorace e pleonastico. Come la Ferrari, incastonata nel suo rigore devoto che pare sempre più sacrificio statuario anziché tormento affezionato

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e la chiamano estateE la chiamano estate, ma è sempre mezzo tempo nell’ultimo film di Paolo Franchi. C’è il sole a Bari, ma nell’appartamento ampio e disadorno il riverbero è bianco come il latte e freddo come il letto. Isabella Ferrari e Jean Marc Barr si amano ma non hanno mai fatto l’amore. Anche nei loro sogni non lo fanno mai. Si dichiarano vicini mentre parlano con gli altri. Mentre lui consuma le sue voglie in frettolosi amplessi da autostrada e locali/formicai al neon, lei giace supina sulle lenzuola candide offrendo il suo sesso alla macchina da presa. Lui soffre perché la fa soffrire. Lo dice. Lo scrive. Le scrive una lunga lettera che comprenda la distanza.

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C’è lontananza a Bari, che si offre anch’essa ampia e disadorna. Bianchissima in ogni suo vicolo deserto e intonso, plastica d’esterni che pare vivere solo per questa coppia di diversi amanti. Si seguono, si cercano, si guardano impressionati su una superficie riflettente che vorrebbe suggerire l’imprendibilità dell’animo umano ma di fatto scherma ogni pre(te)sa.

Non c’è storia, ma soprattutto non c’è amore, nell’ultimo film di Paolo Franchi. Opera che ambisce a respirare di istantanee stilizzate e liquide, eppure resta evidentemente in trance. Come Jean Marc Barr, anestesista anestetizzato dal sesso vorace e pleonastico. Come Isabella Ferrari, incastonata nel suo rigore devoto che pare sempre più sacrificio statuario anziché tormento affezionato. La psiche di lui ci viene presentata come un assemblaggio di diapositive illustrate a posteriori: cuore di tenebra sezionato da voci onniscienti. E se la coppia si rivolge al terapista, noi veniamo fatti accomodare in una lounge dentistica che risuona di musica retrò. Un plenilunio disteso sul mare in apertura, l’epilogo si scioglie tra le stesse acque. Lente e inesorabili come onde di petrolio, repellenti a ogni tentativo di intrusione. Le cause e gli effetti sono declamati, la vita e la morte restano fuori dal quadro.

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