FESTIVAL DI ROMA 2012 – "È meglio essere la pecora nera che una semplice pecora"- incontro con P.J. Hogan

P.J. Hogan

Il regista di Le nozze di Muriel e Il matrimonio del mio migliore amico  racconta in conferenza stampa il suo film più autobiografico, un elogio della follia e della diversità: "Quando parlo di malattia mentale lo faccio dalla trincea. Ho due bambini autistici e una sorella bipolare. Per questo volevo che Mental fosse una commedia il più possibile politicamente scorretta perché essere politically correct in questi casi equivale a occultare il problema e a vergognarsene".

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P.J. HoganAppena entrato in Sala Petrassi, P.J. Hogan incoraggia i giornalisti italiani a non essere timidi e a fare domande "perché a lui piace molto parlare".

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Ed è un fiume in piena nel raccontare il progetto di Mental, il film che segna il suo ritorno in Australia dopo una carriera di successo negli Stati Uniti con le commedie Il matrimonio del mio migliore amico – trascinante confronto tra la sposa Cameron Diaz e la testimone dello sposo malata di gelosia Julia Roberts sulle note di Dionne Warwick – e I love shopping.
Un elogio della diversità e della follia in cui Hogan ripercorre la sua adolescenza in una famiglia "disfunzionale".
 

Lei ha fatto irruzione sulla scena cinematografica internazionale con Le nozze di Muriel, poi ha lavorato a lungo in America e ora è tornato in Australia. Cosa c'è di diverso tra il sistema americano e i lavori girati in patria?

Muriel era il mio primo lungometraggio, si basava sulla mia infanzia. Quando avevo 25 anni ho ascoltato per la prima volta la parola "disfunzionale" e ho capito che era perfetta per descrivere la mia famiglia. In America ho vissuto un'esperienza bellissima, lì ti assumono, ti pagano molto bene ma non puoi esprimere al massimo te stesso, per cui sono tornato in Australia per girare un film molto personale, ricongiungendomi idealmente al mio primo lavoro.

In Mental ha raccontato di nuovo la sua famiglia…

Sì. Quando avevo 12 anni mia madre aveva avuto un esaurimento nervoso e mio padre che era un politico locale temeva che questo l'avrebbe potuto danneggiare in vista delle elezioni. Perciò aveva detto a me e ai miei fratelli di dire che era "andata in vacanza". Mio padre c'era molto poco a casa e non sapeva come comportarsi con noi; un giorno ha avuto un attimo di follia ed ha letteralmente raccattato questa autostoppista con un cane per farci da governante. Ricordo che tornammo a casa e la trovammo in salotto che si rollava una sigaretta. Si chiama Shaz come la mia protagonista. Toni Collette mi aveva detto che quando mi sarei deciso a raccontare questa storia lei avrebbe voluto interpretarla.

Per me Shaz è stata un vero modello, la ammiravo moltissimo. Solo anni dopo, crescendo, ho capito che era un po' svitata e l'ironia è che mentre mia madre era stata rinchiusa pur non avendo alcun disturbo mentale Shaz, che era fuori di testa, se ne andava in giro tranquilla. Ma mi ha lasciato un grande insegnamento: "È meglio essere la pecora nera che una semplice pecora" mi diceva.

Il tema della malattia mentale è qualcosa che la tocca da vicino…

Il tempo aiuta a guardare le cose con nuovi occhi. Sono successe tante cose dopo Muriel. Ho due bambini autistici e una sorella bipolare. Quando parlo di malattia mentale è come se lo facessi dalla trincea. Se hai un bambino autistico vieni messo da parte, si tende a non parlare di certe cose. Volevo perciò che Mental fosse una commedia e che fosse il più possibile politicamente scorretta, perché il politically correct in questi casi significa solo occultamento e vergogna.

Bisogna chiedersi cos’è la malattia,  è difficile tracciare una linea divisoria tra genialità e follia, chi è pazzo e chi no.

Io sono molto squilibrato, la mia cura è stata la scuola di regia. Mio padre soffriva del fatto che non fossi un giocatore di football, un ragazzo popolare. In quei cinque anni di corso sono stato in grado di ridere di tutto questo. I miei film all’inizio erano terribili perché non avevo nulla da dire. Per un regista è vitale avere accesso ai propri ricordi, alla propria vita. Quando l’ho fatto con Le nozze di Muriel sono nato come regista.

 

L’uso di colori intensi è una sua cifra stilistica…

In Mental in realtà non è una scelta espressiva, quanto piuttosto semplice attinenza ai luoghi reali della mia infanzia. Ho girato il film nella casa in cui sono cresciuto, gli ambienti erano quelli della Golden Coast, che è una zona dell’Australia molto colorata, volgare, ad uso e consumo dei turisti, per una gratificazione immediata. Qualcuno ha parlato di “gotico australiano” ma per me è una fotografia da documentario

 

Infine la musica, che connota sempre i suoi film dagli Abba di Le nozze di Muriel al Burt Bacharach di Il matrimonio del mio migliore amico fino alla colonna sonora di Tutti insieme appassionatamente che la Shirley di Mental canta sempre…

Il matrimonio del mio migliore amico doveva essere una romantic comedy standard ma quando ho incontrato i produttori e Julia Roberts ho detto loro che avevo bisogno di portare il mio punto di vista ed hanno accettato l’idea. La musica nei miei film accompagna le situazioni difficili vissute dai personaggi,come ad esempio il momento umiliante per Julianne in cui i commensali intonano I Say a Little Prayer For You. Quando ero adolescente le poche volte che riuscivo a evadere dai problemi della mia famiglia erano quelle in cui mi chiudevo in camera mia ad ascoltare gli Abba. Un gruppo imbarazzante, rispetto ai miei amici che sentivano i Led Zeppelin e David Bowie. Eppure c’era qualcosa di molto semplice nelle loro melodie e nei loro testi che mi sollevava.

Nella vita di tutti i giorni usiamo la musica per dire ciò che non riusciamo ad esprimere a parole. In Australia Tutti insieme appassionatamente era un grande successo ed era il film preferito di mia madre che piangeva sempre vedendolo. Solo dopo ho capito che quello che la commuoveva era l’idea di un marito e di un padre che ogni sera tornava a casa e cantava coi suoi cari…

 

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