FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Ecologia dello spirito": incontro con Bakhtyar Khudojnazarov

Bakhtyar Khudojnazarov

Un'affollata sala Petrassi accoglie Bakhtyar Khudojnazarov, il regista del film di apertura, Aspettando il mare, durante la conferenza stampa nella prima mattinata di questa settima edizione del Festival di Roma. Insieme al regista, anche gli attori protagonisti, Egor Beroev e Anastasia Mikulchina, lo sceneggiatore, Sergey Ashkenazy, e il produttore.

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Bakhtyar Khudojnazarov Un'affollata sala Petrassi accoglie Bakhtyar Khudojnazarov, il regista del film di apertura, Aspettando il mare, durante la conferenza stampa nella prima mattinata di questa settima edizione del Festival di Roma. Insieme al regista, anche gli attori protagonisti, Egor Beroev e Anastasia Mikulchina, lo sceneggiatore, Sergey Ashkenazy, e il produttore.

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Khudojnazarov, lei è un regista nato in Kazakistan, che ha studiato a Mosca e ora vive a Berlino. Che immagine vuole dare del suo luogo d'origine, l'Asia centrale?

Khudojnazarov: Dopo la caduta dell'Unione Sovietica mi sono allontanato dal mio paese d'origine, ho iniziato a vederlo da fuori. Spero con i miei film di condividere il mio punto di vista da outsider, mantenendo una certa distanza.

Questo film è costato molto impegno, oltre sei anni per la realizzazione. Qual è stato l'iter che vi ha portato alla pellicola finita?

Khudojnazarov: Quando abbiamo fatto Luna Papa, avevamo già in mente un trittico sull'Asia centrale. Sono dieci anni che ci lavoriamo e lentamente questo progetto sta prendendo vita. L'Asia centrale, la steppa, è una location molto difficile da cogliere nella sua bellezza e da costruire attraverso le immagini. Le condizioni in cui abbiamo girato erano davvero difficili, anche 45°-50° all'ombra. Ciò che volevo mostrare di questo paesaggio è che lì davvero c'era il mare una volta e che si è ritirato con il tempo. Ma questo ritirarsi, questa scomparsa non è solo un dato naturale, è un qualcosa che si rispecchia nei personaggi del film, nella loro anima. Credo che potremmo parlare di ecologia dello spirito in questo caso, non solo di ecologia da un punto di vista del paesaggio.

L'idea della trilogia è nata molto tempo fa. In che modo è nata?

Ashkenazy: Credo che alla base ci fosse il forte desiderio di Bakhtyar di girare questo film e la necessità di farlo nella nostra epoca. Ci troviamo in un momento in cui le cose sveniscono, cambiano, ma le persone restano e l'uomo deve combattere per i propri ideali e i propri sentimenti. Questo film è espressione emotiva dei pensieri del regista e non dello sceneggiatore, come di solito accade. Il regista è quello che è andato dallo sceneggiatore con l'idea, non viceversa, e allo sceneggiatore spetta il compito di capire il senso profondo di questa idea e interpretarla, anche se Bakhtyar ha partecipato molto alla stesura della sceneggiatura.

Sia Egor che Anastasia sono attori molto conosciuti in Russia. Perché avete accettato di fare questo film e che cosa ha significato per voi questa esperienza?

Beroev: Bakhtyar mi ha contattato per il film e per me è stata una vera sorpresa, non me lo sarei mai aspettato. Non lo conoscevo di persona, ma avevo visto e amato Luna Papa, che in Russia è stato un film dal successo enorme. Per me è stato un onore lavorare con un artista del genere, così ricco di sentimenti, ma anche un gran piacere perché è un artista che sa quel che vuole e lo sa realizzare, cosa diffcile in questo momento. Abbiamo girato il film per due anni nella steppa più selvaggia e nei primi cinque mesi di lavorazione abbiamo contribuito anche noi alle ricerche, in particolare tra cerceri e polizia locale. Inoltre, il set è stata una grande scuola di professionalità grazie a tutto il gruppo di artisti e professionisti coinvolti, provenienti da 18 paesi europei diversi. Mai avrei immaginato, però, mentre giravamo nel deserto, con la sabbia negli occhi, che saremmo arrivati qua.

Mikulchina: Di certo la partecipazione a questo film mi ha lasciato tracce nel cuore e nel professionale. Durante il primo incontro con Bakhtyar ho capito che non ci sarebbero state menzogne da parte sua. Al provino, infatti, mi ha detto: "Non posso fare il casting perché ciò significherebbe portarti nel deserto con 50° all'ombra". Là ho capito il modo di lavorare di Bakhtyar, che è riuscito a far emergere il lavoro che ci eravamo prefissi, nonostante la natura ostile. Ognuno ha aggiunto il suo tono e la sua professionalità al progetto e ci siamo lasciati come se fossimo una grande famiglia. Ancora ci sentiamo. Lo scambio professionale è diventato un caso umano.


Tra Luna Papa e Aspettando il mare ci sono delle analogie da un punto di vista narrativo.

Khudojnazarov: C'è un filo che unisce questa trilogia. Sono film ispirati dalla letteratura, in particolare Marquez. Tutto è autentico e tutto è inventato. Marquez stesso ha riconosciuto una sua eredità in Luna Papa. Ci sono diverse storie in questo paesaggio urbano e c'è sempre qualcuno che vuole cambiare qualcosa. Spostare la nave significa dare speranza. Tutto dipende dalla volontà individuale.

 

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