FESTIVAL DI ROMA 2012 – Il guasta/feste

auditorium

Si è visto per la prima volta dal 2006 un progetto ben preciso e chiaro, una linea coerente, un lavoro di ricerca autentico che era assente prima. Praticamente una 1a edizione, dove si è finalmente dissolto l'equivoco festa/festival, con un livello medio qualitativo alto dei film e miglioramenti nell'organizzazione

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auditoriumBenvenuti alla 1a edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. No, non è un lapsus e non abbiamo neanche battuto di colpo la testa dimenticandoci le prime 6. Proprio mentre una buona parte della stampa sta parlando male di questo evento, non dal 9 novembre ma da qualche mese prima proprio in coincidenza con la nomina di Marco Müller come direttore artistico, dalla nostra parte invece si sono visti per la prima volta dal 2006 un progetto ben preciso e chiaro, una linea coerente, un lavoro di ricerca autentico che era assente prima. Lavoro, peraltro, fatto in pochi mesi quindi ancora più sorprendente. Eppure leggendo alcuni quotidiani, le cose sembrano diverse. Chi non è presente a volte ci chiama e ci dice: "Ho letto che quest'anno questo festival proprio non va". Davvero curiosa questa osservazione quando invece Roma si può paragonare finalmente ai più importanti festival internazionali.

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Comunque andiamo per punti

1) Si scioglie per la prima volta un equivoco. Roma è un festival di nome e non solo sulla carta. Prima era una festa per la città, poi è voluto trasformare in un festival. Come abbiamo già sottolineato gli anni scorsi, è una festa, no un festival, no allora una festa e un festival. Ed è arrivato il guasta/feste Marco Müller che ha rotto i rituali di questo bel salottino culturale, politico, un po' radical chic e 'presunto' felice luogo d'incontro di tendenza, che soddisfava addetti ai lavori, cinefili, semplici appassionati e che iniziava al cinema nidiate di ragazzini dalle elementari in su.

 

2) I film. Non sono tutto, ma fanno molto. Non è mai capitato di vedere 4 film belli in una giornata. Ed era raro vedere due capolavori come Bullet to the Head di Walter Hill e Drug War di Johnnie To insieme. Quest'anno, ovviamente sempre secondo noi, è successo e ci sono le nostre corrispondenze a testimoniarlo. Sentieri Selvaggi ha infatti seguito il Festival in modo diverso. Come Cannes e Venezia. Ma non lo ha fatto per simpatia. Semplicemente perché dalla qualità media e dall'organizzazione esterna (in primis, una vera sala stampa per i giornalisti e non un loculo-guardaroba senza finestre) siamo stati messi per la prima volta nelle condizioni di farlo. E di intervistare, alcune volte anche in esclusiva, alcuni protagonisti, come potete vedere dai numerosi video realizzati rispetto le annate passate.

drug war di johnnie toPrendiamo per esempio il concorso. Su 15 opere in concorso, oltre 10 sono di ottimo livello. Con punte altissime (il già citato Johnnie To, A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III di Roman Coppola, Spose celestiali dei mari di pianura di Alexei Fedorchenko, Lesson of the Evil di Takashi Miike) e alte (Il volto di un'altra di Pappi Corsicato, 1942 di Feng Xiaogang, Eterno ritorno di Kira Muratova). Soltanto da due film si sono prese totalmente le distanze: E la chiamano estate di Paolo Franchi e Marfa Girl di Larry Clark). Nel caso del film italiano comunque c'è stata una proiezione stampa che ha dimostrato l'inadeguatezza di una parte della nostra stampa che si è lasciata andare a risate, battute e anche commenti a doppio senso con un comportamento totalmente fuori le righe che ha ricordato quello riservato a Michele Placido al Festival di Venezia dl 2004 – guarda caso, anche lì, proprio la 1° edizione diretta da Marco Müller – per Ovunque sei. In ogni caso il 'caso Franchi' ha dato un segno di vivacità proprio nel rifiuto che erano assenti nel placido e gentile appiattimento degli altri anni, che può ricordare per esempio l'ostilità ad Antichrist di Lars von Trier a Cannes 2009. Per Main dans la main di Valérie Donzelli, pur avendo pubblicato la recensione positiva di Federico Chiacchiari perché ricca di spunti e di letture trasversali, ci siamo spaccati. Ma, personalmente, se fossi stato direttore o anche selezionatore di qualunque festival, avrei preso quel film ad occhi chiusi.

Altro salto, altra sezione: Prospettive Italia. Quante belle sorprese. Su tutti i documentari Pinuccio Lovero. Yes I Can di Pippo Mezzapesa o Il leone d'Orvieto di Aureliano Amadei ma nella lista si possono citare, per esempio, anche Waves di Corrado Sassi. E nella sezione CinemaXXI possono bastare il folgorante minuto di James Franco di Dream, il collettivo Centro historico o Steekspeel di Paul Verhoeven. Merito questo anche di una squadra di veri professionisti.

 

3) La dimensione internazionale. Quest'anno si è vista a Roma una stampa estera (che siamo abituati a incrociare negli altri festival) che non era mai venuta. E può apparire una contraddizione per chi ha definito 'provinciale' l'edizione di quest'anno. Piuttosto quella nazionale, nelle conferenze, continua a fare le stesse domande indifferentemente dall'ospite che è presente (quante volte abbiamo sentito chiedere a registi internazionali: "Cosa ne pensa del cinema italiano", quando va bene) o giudizi e commenti sulla politica, su Schettino, sul governo Monti, sui matrimoni gay, sulla crisi e se è domenica magari sul campionato italiano. "Chi è più forte, Dida o Buffon?" chiedeva il figlio a Silvio Orlando in Il caimano. Strano che questa domanda non sia stata fatta. Del resto, come diceva il grandissimo Massimo Troisi, alla domanda: "Cos'è che non le hanno mai chiesto i giornalisti?", lui rispondeva: "Beh, non mi hanno mai chiesto niente della Svizzera. Quella domanda lì devo dire che non me l'hanno mai fatta". E poi può capitare anche di partecipare a una round table più ristretta dove qualche collega si lamenta che si fanno troppe domande sul film e finisce per reagire: "E adesso cosa scrivo nell'articolo?"

 

logo festival di roma4) La struttura. Cosa strana, quest'anno i film sono stati proiettati tutti con i sottotitoli. Embé, direte voi, dov'è la novità? Embé, qui abbiamo visto uscire nel 2010 gli allora 'pochi' giornalisti internazionali quando The Social Network di David Fincher era partito direttamente doppiato in italiano.

 

5) Le star. Tra le lamentele più ricorrenti c'è quella dell'assenza di Django Unchained di Quentin Tarantino. E poi continua la lista "manca questo, manca quello". Beh, e chi lavora e frequenta i festival lo sa; le cose che mancano spesso sono maggiori di quelle che ci sono. Ovunque. E comunque alcuni dei nomi che sono passati (i primi che a memoria vengono in mente), a cominciare da Walter Hill e Sylvester Stallone per continuare con Paul Verhoeven, Takashi Miike, Guillermo Del Toro, James Franco, Johnnie To, Matthew Modine, Charlotte Rampling, Jacques Doillon oltre agli italiani Luca Argentero, Margherita Buy, Isabella Ferrari, Laura Chiatti, Michele e Violante Placido, Riccardo Scamarcio, Carlo Verdone e Laura Chiatti non sono certamente gli ultimi arrivati.

 

6) La gente. Non abbiamo i dati delle presenze e forse abbiamo preso un abbaglio. Ma quest'anno il Festival, fino a ieri, è stato molto frequentato anche nei giorni della settimana. Precedentemente faceva il pienone il sabato e la domenica ma il giovedì l'evento sembrava già finito.

 

Certamente si continuano ad avere alcune riserve, sull'Auditorium innanzitutto. E in alcuni luoghi, come la Sala Cinema Lotto, si fa fatica a volte a capire se i rumori presenti (es: clacson, elicotteri, sirene) sono nel film o vengono dal traffico di fuori. Ma questo è il risultato di un festival nato male e di corsa. Oppure di servizi e luoghi dove mangiare a prezzi più accessibili nelle immediate vicinanze. Però questo è intanto un primo passo. I problemi da risolvere sono ancora parecchi e pensiamo che Marco Müller lo sappia per primo.

Il suo primo anno qui a Roma però è come quello di José Mourinho all'Inter nella stagione 2008-2009. Eliminato in Champions dal Manchester United ma uno scudetto vinto senza problemi e con un progetto chiaro in mente. E se il buongiorno si vede dal mattino…

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    14 commenti

    • …sarà triplete… ;–)

    • Tentativo disperato di difendere una baracconata ridicolizzata da tutti. Non basterà il puntuale soccorso di Sentieri Selvaggi a Muller per giustificarsi con i prossimi referenti politici che avrà. Qualità media dei titoli alta, dite? Ma siete seri? Abbiate pietà, su! Abbiate dignità! Festival molto frequentato? 15% di biglietti IN MENO, non in più, IN MENO. Sveglia! Con tutti i soldi che ha avuto a disposizione Muller è riuscito a portare a Roma più giornalisti americani, vero. Ma è tutto qui il suo "successo". È stata un'edizione imbarazzante, culminata con il comico verdetto della giuria che ha premiato Paolo Franchi e Larry Clark. Secondo me Pira Detassis se l'è goduta alla grande.

    • Corvo sei un cane da guardia di bassa lega, abbai ma non sai mordere. Se poi vuoi dare dei dati dalli pure, ma completi: 15% di biglietti in meno ma anche 15% di accrediti in più. E un accredito vale diversi biglietti, al paese mio… Poi dare giudizi su di un festival basandosi sulle scelte della giuria è veramente da idioti. Le giurie dei festival internazionali seri, e cioè non quelli monopolizzati dalle lobby sinistroideberlusconiane che gestiscono la cultura in Italia, sono indipendenti, e decidono come vogliono. I festival si valutano su qualità media dei film, linee culturali, capacità di innovazione e di ricerca, servizi e sguardo internazionale. Concordo con Emiliani, questo è il primo Festival di Roma, gli altri erano delle parodie…

    • Siete i voi i cani da guardia di Alemanno e Polverini, gli unici soddisfatti di questo festival. Purtroppo per voi e per Muller, Alemanno e Polverini l'anno prossimo non ci saranno più. Chi vi coprirà le spalle allora? Chi vi darà i 12 milioni? Mettetevi il cuore in pace: ad affossare Venezia non ci riuscirete. Godetevi il capolavoro di Paolo Franchi.

    • Effettivamente sul web leggo molti commenti negativi all'evento. Io non ci sono stato quest'anno, però all'articolo di Emiliani mi sento di contestare un punto, ovvero quello del progetto: a me sembra che, anche visto dall'esterno, la natura identitaria della rassegna resta ambigua. Muller dice che Roma è cosa diversa da Venezia e Torino, ma nei fatti sembra una copia in scala minore dell Mostra. Personalmente fossi in lui abolirei il concorso e non sarei così ossessionato dalle anteprime mondiali, e farei una cosa a metà tra il modello Toronto e quello del festival di Londra, un grande evento popolare che magari faccia vivere il cinema in tutta la città. Lasciando da parte la competizione con Venezia, che mi pare ancora evidente, e decisamente infausta per entrambe

    • Muller non ha bisogno di giustificazioni, i fatti parlano per lui: Takashi Miike, Johnnie To, Paul Verhoeven, Peter Greenaway, Walter Hill, Alexey Fedorchenko, Kira Muratova…io ho seguito tutte e sette le edizioni e "cinematograficamente" parlano gli altri anni c'era il NULLA in auditorium, una serie di filmacci raccattati in giro per il mondo e puntualmente caduti nel dimenticatoio della storia del cinema. Questa edizione non è stata certo strepitosa, ma almeno un vero Festival! Basterebbe parlare di cinema VERO per zittire ogni corvo…

    • Poi nessuno ricorda che questo ? il primo anno in cui il budget è stato pubblico, chiaro e dichiarato, compreso il compenso per il direttore. Quando costava 17 milioni e se ne vergognavano dicendo 13? È i 70mila euro ai selezionatori, non al direttore? Corvo è seguace della cricca Bettini-Veltroni? Da frequentatrice di festival per la prima volta quest'anno ho visto dei film belli, complessi, originali, che sperimentano il linguaggio, e non solo anteprime e film anonimi di ci nessuno ricorda più né titolo ne autore. Poi siete così sicuri che, dopo Alemanno, ci sará il vostro Pd a governareRoma?

    • Ma quindi fatemi capire, tutto quelli che parlano male di questa edizione sono veltroniani di ferro? E pensate davvero che gli spettatori (perché il cinema si fa per loro e non per i critici, quindi anche il discorso sugli accreditati ha senso fino a un certo punto) ricorderanno Fedorchenko e Kira Muratova, per quanto apprezzabili siano i loro film? Suvvia…
      Tolto Sentieri Selvaggi tutti parlano di proiezioni semi deserte, di star assenti, di film molto difficili e autoriali (aprire con un film tagiko è stata la mazzata finale alle velleità mulleriane). E io che veltroniano non sono mai stato, dico che cmq almeno la "Festa" aveva un senso, che si è smarrito nell'era ibrida di Rondi, e che il pur bravo Muller almeno per quest'anno non è riuscito a risolvere dalle sue contraddizioni. Non c'è bisogno di corvi per dimostrare che qualcosa non è andato in questo festival, e la conferenza stampa finale tutto sulla difensiva dimostra che i problemi sono sul piatto. Rico …

    • ovvio che i prblemi rimangano…nenche mandrake in 4 mesi sarebbe riuscito a risolvere tutto, ma questo con le sue mancanze è un FESTIVAL, quello degli ultimi 2 anni era una brutta rassegna di scarti. Partendo da qui si può migliorare, criticare, ecc…ma questa edizione "cinematograficamente" resta anni luce più in su di quella dello scorso anno. Ho visto come minimo 5 film bellissimi, dell'anno scorso non ricordo nemmeno i titotli….

    • mah, questo è un solo abbozzo di Festival, e ancora non si capisce che fine facciano i 12 milioni di euro, ce lo fate avere il bilancio, eh? In ogni caso concordo che rispetto alle precedenti edizioni abbiamo potuto almeno parlare di cinema e vedere film di qualità. Ma non ci voleva molto, prima era gestito da burocrati dilettanti… Dai Muller che puoi fare di più!

    • Sottoscrivo in pieno! Anche a mio avviso é stata la PRIMA edizione di una grande manifestazione. Deludenti solo le premiazioni….

    • Eh bravi, i cani da guardia di Muller hanna colpito ancora. Siete privi di ogni attendibilità, disinformati oltre l'inverosimile, faziosi all'ennesima potenza. Bisognerebbe che qualcuno intervenisse, anche gli altri siti di cinema seri perché così screditate una categoria. Siete i Beppe Grillo della critica! Vergognatevi!

    • @anonimo Forse non ti accorgi che gli stai facendo un complimento definendoli i Beppe Grillo della critica. Tu Anonimo cosa saresti, Renzi o Gargamella? Grillo almeno è uno spirito libero, come i Sentieri selvaggi. Non sempre condivisibili, ma almeno veri e liberi. Nella testa e nel cuore. Ed Emiliani è un grande!

    • Smettetela con la politica, e sarebbe bene che la smettessero anche i Festival con tutte queste interferenze politiche. Muller non è di Alemanno, che sparirà nel nulla, e si può essere in disaccordo con Emiliani senza doverlo accusare di essere il cane da guardia di nessuno. Quanto a Grillo, lasciamolo perdere, che se continua così fra qualche mese avrà in mano il paese…