FESTIVAL DI ROMA 2012: "Il leone d'Orvieto", di Aureliano Amadei (Prospettive Italia)

Giancarlo Parretti in Il leone d'Orvieto

La scalata alla MGM di Giancarlo Parretti, orvietano, classe 1941, è un'indagine approfondita ma ha anche un tono ironico che trasforma il protagonista in uno di quei personaggi tipici della 'commedia all'italiana'. I suoi racconti potrebbero costituire già da soli il soggetto non solo su uno, ma anche su 3/4 film. Gli aneddoti sono come fuochi d'artificio. E questa è una delle vie più efficaci su come andrebbe realizzato il documentario biografico in Italia

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Giancarlo Parretti in Il leone d'OrvietoDal documento vero alla ricostruzione di 20 sigarette al documentario puro che ha quasi i toni da 'commedia all'italiana' di Il leone d'Orvieto. Forse negli anni '60 una figura come quella di Giancarlo Parretti sarebbe potuta essere perfetta per quei personaggi alla Alberto Sordi. Orvietano, classe 1941, parte dal nulla, inizia a lavorare molto presto come lavapiatti ma le sue ambizioni sono altre. Pur non sapendo una parola d'inglese, frequenta le star più famose, è a tavola con Kissinger e Agnelli e con una scalata leggendaria arriva ad acquistare nel 1990 la Metro Goldwyn Mayer con soldi presi in prestito da una filiale olandese del Credit Lyonnais. "Per me l'MGM – aveva detto Parretti – è come una donna. L'importante era conquistarla, poi dopo quel che succede, succede". 

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L'inchiesta su uno dei più grandi crack finanziari degli anni '90 oltrepassa le forme dell'inchiesta – anche se questo lavoro è decisamente esauriente nelle interviste che mettono in luce la figura di Parretti e del materiale d'archivio – per puntare invece a una forma e una rappresentazione cinematografica. Per questo lo schermo che si rimpicciolisce e si vede sullo sfondo di una sala frantuma tutti i limiti tra il documento e la finzione. Così le immagini di Cantando sotto la pioggia, Nuovo Cinema Paradiso e Il colore dei soldi ed Eccezziunale veramente s'intrecciano con un protagonista che viene mostrato (anche col semplice piano di lui sullo sfondo del Duomo di Orvieto) proprio come corpo cinematografico, a tratti trasformato quasi in un cartoon, dove la sua parola, i suoi racconti e le sue meravigliose bugie (Un grido nella notte con Meryl Streep non ha mai vinto la Palma d'Oro a Cannes) potrebbero costituire già da soli il soggetto non solo su uno, ma anche su 3/4 film. Tra le varie avventure che lo vedono coinvolto, c'è pure quella in cui era stato proprietario del Milan prima dell'avvento di Berlusconi. E sullo sfondo, ci sono, tra gli altri, anche i commenti musicali di C'eravamo tanto amati e Mission: Impossible.

Grazie a un'indagine approfondita ma anche al tono ironico che cattura le reazioni delle espressioni oltre che le testimonianze, che rivela anche le molteplici sfaccettature di questo lavoro oltre che del personaggio, Il leone d'inverno lascia emergere gli aneddoti come puri fuochi d'artificio. E rappresenta l'esempio di una delle vie più efficaci su come realizzare dei documentari biografici in Italia.

 

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