FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Il regno delle carte", di Q (CineMAXXI)

Il regno delle carte

Il mondo delle carte è un sistema dalla regole ferree e solo la loro trasgressione prometeica potrà permettere la nascita dell’uomo e dei sentimenti. Tuttavia, nonostante lo spunto interessante, Q non riesce in alcun modo a trasmettere il fascino di tale realtà, andando a costruire una storia altamente squilibrata. Prevalgono la noia e il totale spaesamento.

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Il regno delle carteLewis Carroll incontra Bollywood. In sintesi, così si potrebbe descrivere negli intenti l’operazione di Q (al secolo Kuashik Mukherjee) in Il regno delle carte, un sogno psichedelico che prende vita davanti agli occhi dello spettatore portando con sé tutto lo spaesamento e la confusione tra realtà e fantasia del trip. La storia, se proprio si volesse tentare di trovare un filo nella narrazione, è quella raccontata da un solitario uomo in una stazione ferroviaria. Protagonista è un principe annoiato, recluso ed esiliato insieme alla madre e al suo miglior amico in un remoto palazzo. Su consiglio di un Oracolo canterino, il principe inizia un viaggio che lo porterà nel militarizzato Regno delle carte, dove ognuno rappresenta una carta da gioco. Il suo arrivo porterà al disgregamento del sistema presente e a una successiva liberazione e umanizzazione delle carte.

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Il film di Q, tratto da un dramma danzato di Tagore, sembra porsi sulla linea delle narrazioni dei miti di origine, in un mondo dove ancora non è presente l’uomo, ma solo divinità in lotta. Il mondo delle carte è un sistema dalla regole ferree e solo la loro trasgressione prometeica potrà permettere la nascita dell’uomo e dei sentimenti. Tuttavia, nonostante lo spunto interessante, Q non riesce in alcun modo a trasmettere il fascino di tale realtà, andando a costruire una storia altamente squilibrata, che parte lentissimamente nei toni grigissimi dell’esilio e sembra iniziare a ingranare la marcia soltanto nella seconda ora, quando finalmente si dà spazio ai numeri musicali, in grado di catturare l’occhio con i loro colori sgargianti e l’orecchio con i suoni esotici. L’incantesimo però non dura. Difficile seguire il resto della storia o interessarsi a cosa sta accadendo sullo schermo. Prevalgono la noia e il totale spaesamento.

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