FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Kubrick mi diceva che ero un bravo fotografo". Incontro con Mattew Modine e Emiliano Montanari

 

Per il venticinquennale dall'uscita di uno dei film più amati e controversi di Stanley Kubrick, Full Metal Jacket, il Festival del cinema di Roma ha organizzato una mostra fotografica di un fotografo d'eccezione, Mattew Modine, il soldato Joker che scattò quelle foto dal set del film. Modine scrisse anche un diario dal set, riproposto ora, insieme ad un documentario del regista italiano Emiliano Montanari che intervistando l'attore ripercorre un pezzo importante di storia del cinema.

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Per il venticinquennale dall'uscita di uno dei film più amati e controversi di Stanley Kubrick, Full Metal Jacket, il Festival del cinema di Roma ha organizzato una mostra fotografica di un fotografo d'eccezione, Mattew Modine, il soldato Joker che scattò quelle foto dal set del film. Modine scrisse anche un diario dal set, riproposto ora, insieme ad un documentario del regista italiano Emiliano Montanari che intervistando l'attore ripercorre un pezzo importante di storia del cinema.

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Tanti omaggi insieme organizzati per questo venticinquennale, come vive quest'esperienza italiana?

Sinceramente è sempre un piacere l'Italia, uno dei riferimenti costanti in ambito culturale. Il fatto è che parlare oggi de La Dolce Vita in Italia o delle Hollywood classica in America è un fatto positivo, ma si deve sempre fare tenendo d'occhio le giovani generazioni. Per questo il mio impegno in questo festival in Giuria per le opere prime è per me importante. Poi, per Full Metal Jacket, che dire…è un film che resiste alla polvere del tempo, immortale, dopo 25 anni è ancora lì ed è attualissimo. La riflessione sulla disumanizzazione giovanile mi sembra odierna più che mai.

Come nasce Full Metal Joker?

Montanari: ci tengo a ringraziare Marco Muller per i vari omaggi al film di Kubrick, tra cui il mio documetario. E ringraziare Mattew ovviamente. L'anno scorso ci siamo visti al Festival di Berlino e ci siamo detti che per questo venticinquennale qualcosa doveva essere fatta. La mia folle idea di intervistarlo su La dolce vita mi si è chiarita all'istante quando ho parlato a Berlino con lui: Jocker e Marcello sono in fondo lo stesso personaggio. ISono il trauma della spettacolarizzane di ogni reale, mutazioni incarnate di un mondo. Jocker va in guerra come se stesse entrando in un reality show, il reality della guerra.

Lei a poco più di vent'anni è stato scelto dall'Autore per eccellenza, una responsabilità notevole, le sue foto sono incredibilmente suggestive, anche viste oggi…

Ecco, appunto, ho scritto un diario su questo, spero che voi lo leggiate.  Si, io ero un ragazzo che stava per lavorare con un genio. Un mio caro amico mi disse che Stanley amava la fotografia e mi convinse a comprare una macchina fotografica per rompere il ghiaccio con lui. Io lo feci e mi presentai sul set scattando foto. Kubrick mi disse "ma davvero tu vuoi scattare foto sul mio set?", era praticamente impossibile che lui ti desse il permesso. Ma a me lo diede apatto di sostituire la mia macchina con una consigliata da lui, che ovviamente non potevo permettermi. Ma alla fine feci sacrifici per comprarla e per comprare le ottiche che lui mi consigliava…

Che ricordi ha?
Beh, diciamo che oggi scattare una foto non è più come vent'anni fa. Le persone stesse davanti a una fotocamera odierna si pongono in maniera diversa. Puoi scattare mille foto e sceglierne una, tanto non costa niente. A quel tempo ogni scatto per me era pellicola, quindi soldi spesi, stavo molto attento a questo. Cercavo di scegliere l'attimo decisivo che mi desse un senso di quel giorno sul set.

A Kubrick piacevano?

Si, mi disse che ero un bravo fotografo, e lui non lo diceva a tanti…la sua famiglia ora ha molte delle mie foto, son contento di questo.  

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