FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Le pistole finte sono migliori ad Hong Kong". Incontro con Johnnie To

Molto applaudito dai giornalisti, torna in Italia e per la prima volta al festival di Roma il grandissimo regista honkonghese Johnnie To, poratando in Concorso la sua ultima fatica Drug War. Storico spartiacque produttivo pe To che gira il suo primo film in Cina continenatale, lontano da Hong Kong, raccontando in conferenza la singolare esperienza…

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Molto applaudito dai giornalisti, torna in Italia e per la prima volta al festival di Roma, il grandissimo regista honkonghese Johnnie To, poratando in Concorso la sua ultima fatica Drug War. Storico spartiacque produttivo pe To che gira il suo primo film in Cina continenatale, lontano da Hong Kong, raccontando in conferenza la singolare esperienza:

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Questo film parla di guerra alla droga, di denaro, di lotte criminali e di polizia. Come si è evoluto il suo approccio a tali temi?

Io ho fatto tantissimi film che trattavano queste tematiche, a Hong Kong ovviamente. Diciamo che l'evoluzione di proporle in Cine risiede solo nelle conseguenze: a Hong Kong per reati simili c'è la galera, in Cina la pena di morte, e anche il comportamento dei gangster cambia di conseguenza. L'ho tenuto presente ovviamente nel mio film. 

Si aspettava di venire qua a Roma in concorso?

Sinceramente no, ma io faccio solo film e basta. Non mi preoccupo mai del botteghini, dei Festival o dei premi. Tutto ciò che viene è il benvenuto, ma io faccio film.

Ripeterà l'esperienza in Cina? Come è stata rispetto a tutte le altre?

Diciamo così: tecnicamente a Hong Kong non c'è bisogno di passare censure, faccio come voglio. In Cina invece c'è una commissione. E non sto dicendo che sono contro le censure, del resto se decido di fare un film in un posto rispetto le regole di quel posto. Ma devo dire che le pistole finte son molto più realistiche a Hong Kong (sorride) che in Cina. Non escudo di tornare a fare altri film in questo contesto produttivo.

 

Come pensa che il pubblico cinese accoglierà un film così?

Sinceramente non so se sia l'unico film di produzione cinese che affronta il tema della droga. Non so come il pubblico reagirà, ma le mie intenzioni erano solo quelle di affrontare la dura lotta della polizia contro gangster che con il loro operato criminale provocano solo la morte di tante persone. Tutto qua. 

Lei è sempre accostato a due generi: il gangster e il noir. Come li vede oggi'?

Si lo so. Molti dicono che i miei sono film noir, ma io non so bene cosa siano i miei film o il genere noir. Io non provengo da scuole di cinema, non ne ho fatte, so solo che nella mia adoolescenza ho guardato molti film. E quando ho incominciato a farli mi son reso effettivamente conto che venivo molto influenzato da ciò che si indica come noir. Ma non ci penso molto.
 

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