FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Photo", di Carlos Saboga (CineMAXXI)

Photo di carlos saboga

Dopo la quest di A Última Vez Que Vi Macau, il cinema portoghese conferma con Photo l’urgenza di fare i conti con il proprio passato storico e politico, col dolore scatenato da un senso di colpa ereditario e una necessaria ricerca di radici ma l'esordio alla regia dello sceneggiatore Carlos Saboga è gravato dal peso di una scrittura che stempera la potenziale energia del ritratto – o della fotografia, appunto –  di due generazioni a confronto

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Photo di Carlos SabogaRicostruire il proprio passato per poter avere un futuro. Alla morte della madre, Elisa torna a Parigi dove la attende la rivelazione che il suo vero padre non è quello che l’ha cresciuta amorevolmente, ma uno fra i vari uomini che la donna frequentava nell’estate del 1973 in Portogallo, sotto la dittatura, alla vigilia della Rivoluzione dei Garofani. Parte allora per la sua ricerca, indagando su un rimosso tanto privato quanto collettivo.

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Carlos Saboga esordisce alla regia dopo una carriera come giornalista e sceneggiatore – suo è anche lo script de I misteri di Lisbona di Raul Ruiz – con un’opera ambiziosa ma fin troppo calcolata, gravata dal peso di una scrittura che da un lato ha il pregio di evocare mondi destinati a rimanere in un altrove cinematografico raggiungibile soltanto per frammenti, attraverso le fotografie in bianco e nero scattate da Elsa, ingombrante doppio materno, ma dall’altro ostruisce il racconto con metafore sin troppo evidenti e passaggi narrativi obbligati.

 

 

Dopo la quest di A Última Vez Que Vi Macau, il cinema portoghese conferma con Photo l’urgenza di fare i conti con il proprio passato storico e politico, col dolore scatenato da un senso di colpa ereditario e una necessaria ricerca di radici – trovare i padri, assolvere le madri è il compito che spetta alla protagonista Anna Mouglalis – ma rispetto al film di João Rui Guerra da Mata e João Pedro Rodrigues tutto incentrato su fuori campo insondabile tramite la radicalità di un’operazione totalmente (in) soggettiva, Photo è penalizzato da un classicismo formale che sembra accontentarsi di raggiungere una confezione elegante, con una fotografia dai toni pastello desaturati che la dice lunga sullo sguardo distaccato su eventi e personaggi, così spiazzante da parte di un autore costretto all’esilio per la sua opposizione al regime salazariano.

 

Delegando alla parola il ricordo di questo peccato originale carico di riverberi sul presente, Saboga stempera la potenziale energia del ritratto – o della fotografia, appunto –  di due generazioni a confronto. Una, quella dei padri, recisa o tradita: “sputare sulla propria giovinezza, è questo la vecchiaia” recita una delle migliori battute del film; l’altra, quella dei figli, pallido sembiante (Elisa è l’esatta copia della madre) dei propri genitori.

Nonostante le possibili suggestioni Photo è un film algido come la sua protagonista, sempre impeccabile nei suoi tacchi alti, quando dovrebbe addentrarsi con più coraggio e più ardore nel suo materiale, che narra di trascinanti passioni, di una militanza rivoluzionaria superata solo dall’amore condiviso dai tre amici Sérgio, Uriel e Martim per Elsa, senza mai viverle realmente.

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