FESTIVAL DI ROMA 2012 – "V Ozidanii Morja (Aspettando il mare)", di Bakhtyar Khudojnazarov (Fuori Concorso – Film d'Apertura)
Aspettando il mare è forse il punto d’arrivo della ricerca filmica di Khudojnazarov, perché unisce il riferimento costante al realismo magico di stampo balcanico (Kusturica è sempre un riferimento) alla fascinazione hollywoodiana nel pastiche di generi (western, melodramma, post-apocalittico). Un film innegabilmente zavorrato da pesanti simbolismi e da qualche ingenuità registica, ma ciò che colpisce è l’imponenza dello sguardo sul deserto assunto come decisivo alleato nella rincorsa alla vita
Aspettando il mare è forse il punto d’arrivo della ricerca filmica di Khudojnazarov, perché unisce il riferimento costante al realismo magico di stampo balcanico (Kusturica è sempre un riferimento) alla fascinazione hollywoodiana nel pastiche di generi: l'amore per il western evidentemente richiamato in una sorta di Monument Valley dell’Est, con i cammelli al posto dei cavalli a trainare la nuova diligenza; il post-apocalittico con suggestioni quasi alla George Miller tra pirati di strada malvagi e camionisti dal cuore d’oro; e poi il melodramma nel costante inseguimento amoroso della bella Tamara (Anastasia Mikulchina) innamorata sin dall'infanzia di Marat.
Ovvio: questo è un film innegabilmente zavorrato da pesanti simbolismi (anche biblici) e da qualche ingenuità registica che allontana un po’ troppo l’immedesimazione spettatoriale, ma ciò che colpisce comunque è l’imponenza dello sguardo sul deserto assunto come decisivo alleato in ogni scelta compositiva. La traversata di Marat è una lenta riconquista dell’identità, un impresa dal vago sapore herzoghiano, con un Fitzcarraldo intento questa volta a rincorre la (sua) vita e non più la grandezza. Insomma: un film non del tutto convincente, forse troppo ambizioso, ma che trasuda in ogni inquadratura un sincero amore per il cinema e per il suo folle protagonista…