FESTIVAL DI ROMA 2012 – "Waves", di Corrado Sassi (Prospettive Italia)


Corrado Sassi lascia intravedere un doppio talento: quello del documentarista visionario che non ha paura della forza delle immagini da un lato, quella del geometrico narratore di conflitti umani dall'altro. Grazie a queste qualità costruisce un noir ambizioso, sbilanciato, molto fisico e rarefatto, ma soprattutto miracolosamente maturo nella sua abilità di trascinare lo spettatore in una drammaturgia scarna, stilisticamente audace

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Waves, Corrado SassiImmagini subacquee che dal basso inquadrano verso la superficie la pancia di una barca in mezzo al mare. Inizia subito con un capovolgimento di campo l'opera prima di Corrado Sassi, una delle rivelazioni di Prospettive Italia, un punto di vista immersivo dentro la natura che esibisce subito uno sguardo claustrofobico e "alieno". Quasi interamente girato su una barca e in digitale Waves vola alto, partendo da un testo letterario di Stevenson (Il riflusso della marea) per arrivare all'elaborazione di un noir metafisico polanskiano – le influenze con Il coltello nell'acqua sono evidenti – in cui il paesaggio e la continua riformulazione psicologica dei personaggi a contatto di esso diventano cardini imprescindibili. Il film sviluppa una narrazione in medias res in cui veniamo trascinati nel cuore degli eventi senza sapere troppo nè del passato nè delle motivazioni dei personaggi. Andrea e Riccardo devono raggiungere un'isola sulle coste del Mediterraneo orientale e per farlo si legano ai servizi del marinaio Gabriele. Quest'ultimo crede che la finalità del viaggio sia quella di vendere la barca a un armatore straniero. In realtà le motivazioni di Andrea e Riccardo sono altre e ci vengono negate fino all'epilogo del film. Soli in mezzo al mare i tre compiono un viaggio costellato di silenzi e una sottile sensazione di angoscia e mistero. Quando la loro barca nel bel mezzo dell'oceano si imbatte in una donna che si getta in mare da uno yacht, la situazione si fa ancora più tesa ed enigmatica.
In Waves Sassi lascia intravedere un doppio talento: quello del documentarista visionario che non ha paura della forza delle immagini da un lato, quella del geometrico narratore di conflitti umani dall'altro. Grazie a queste qualità costruisce un noir ambizioso, sbilanciato, molto fisico e rarefatto, ma soprattutto miracolosamente maturo nella sua abilità di trascinare lo spettatore in una drammaturgia scarna, stilisticamente audace, quasi un salto nel vuoto nel meccanismo e nella sorpresa del linguaggio cinematografico.

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