FESTIVAL DI ROMA 2013 – I corpi estranei di Mirko Locatelli (Concorso)

 I corpi estranei
Il film di Mirko Locatelli vive proprio nel ritratto del coraggio disperato del suo protagonista, un padre disposto a tutto per proteggere il suo bambino. Aiutato da un'intepretazione finalmente libera di Filippo Timi, il regista trasmette tutta la rabbia di quest'uomo messo di fronte alla prova più dura. Il problema è quando, nella storia di Antonio, entra il curioso Jabral, un corpo estraneo che indebolisce l'intera struttura.

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I corpi estraneiAntonio è un uomo semplice, abituato a faticare per guadagnarsi da vivere, a tenere i soldi sempre in mano per paura che i conti non tornino, a bestemmiare se le cose non vanno come dovrebbero. Antonio, però, ha un problema: il suo piccolissimo figlio Pietro sta morendo. Affetto da una brutta malattia, il bambino deve sottoporsi ad un complicato intervento per poter sperare in un futuro. Per questo motivo ha dovuto lasciare momentaneamente casa per trasferirsi in una clinica su a Milano, in terra straniera. Qui, dentro questa prigione/ospedale fatta da corridoi sterili, sigarette fumate di nascosto e cattivi caffè dei distributori si spende la sua attesa. Da solo Antonio non fa che aspettare che si faccia l'operazione, che la febbre del piccolo si abbassi, che gli antibiotici facciano effetto.
 
Mirko Locatelli, con il suo sguardo consapevole, segue partecipe la disperazione del suo eroe. Il suo film vive proprio nel ritratto del coraggio disperato di questo padre, disposto a tutto per proteggere il suo bambino (e nei dolcissimi abbracci tra Timi e il piccolo si hanno, poi, i momenti genuinamente più commoventi), fingendo che tutto vada bene per non preoccupare la moglie, apprensiva, rimasta in una casa lontana anni luce. Aiutato da un'interpretazione finalmente libera di Filippo Timi, incredibilmente equilibrato anche nelle scene più drammatiche, Locatelli riesce davvero a trasmettere la rabbia di un uomo messo di fronte alla prova più dura. Il problema, però, si trova quando il regista inserisce a forza nella storia dei corpi estranei, quei sodali compagni di attesa, ovviamente extracomunitari, che provano a scardinare la diffidenza di Antonio. Proprio il rapporto con il curioso Jabral (l'esordiente Jaouher Brahim), spassionatamente interessato alla salute di Pietro, si dimostra una presenza ingombrante che arriva a indebolire l'intera struttura. Se si fosse accontentato di quell'unica, ottima, storia d'amore paterna, avremmo avuto qualcosa di raro.     
 

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