FESTIVAL DI ROMA 2013 – Il carattere italiano, di Angelo Bozzolini (Fuori Concorso)

Il carattere italiano

Il Festival del Cinema di Roma rende omaggio al luogo che continua ad ospitarlo: l'Auditorium, che è, prima di tutto, l'Orchestra di Santa Cecilia. Bozzolini realizza un documentario che segue la celebre orchestra nei momenti di vita pubblica e privata, in una vicenda umana e professionale dove l'unione fa la forza.

 

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il carattere italiano?Il Festival del Cinema di Roma rende omaggio al luogo che continua ad ospitarlo e alla cui immagine è ormai inevitabilmente legato: l'Auditorium, che prima di tutto è l'Accademia di Santa Cecilia, l'Orchestra di Santa Cecilia, e allora ecco che il cinema fa spazio e ospita in sè la sorella maggiore musica. Angelo Bozzolini, che ha già alle spalle una trilogia di film documentari sulla musica classica, 'Mendelssohn inedito', 'Fryderyk Chopin' selezionato al Festival del Cinema di Roma, 'Franz Liszt: il grande virtuoso', realizza un documentario che segue la celebre orchestra nei momenti di prova, nella vita privata di alcuni suoi componenti (la figura dell'apicoltore e contadino biologico è forse quella che rimane più impressa ma tutti i caratteri analizzati hanno qualcosa di interessante da raccontare, una sorta di 'Sacro Gra' fuori raccordo), nelle trasferte europee, in un viaggio italiano che da Bari passa per la Campania, e quindi il Lazio e il Trentino. 

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A tutti viene chiesto quale è il carattere italiano e perchè un'orchestra forse non perfetta tecnicamente al pari di altre europee riesce a emozionare e a far venire i brividi.  Alla fine sono proprio gli stereotipi a venire fuori: l'Italia è passione, è emozione, è amore. È un temperamento. Quando un italiano esegue Puccini o Verdi non ha eguali.

L'orchestra di Santa Cecilia ha fatto un lungo percorso che l'ha portata a crescere molto negli ultimi anni, grazie soprattutto ai grandi nomi dei suoi direttori d'orchestra: Daniele Gatti, Myung-Whun Chung e Antonio Pappano che da Londra è tornato in Italia dove ha avuto la possibilità di conoscere le proprie origini, con relativi luoghi e abitanti.

Bozzolini ricostruisce un mondo quasi utopico, dove tutti sono felici. Non c'è l'inquietudine dei camerini, non c'è la follia e la rivalità della 'Prova d'orchestra' di Fellini, ma ci sono persone che amano fare quello che fanno, stare su quel palco, trovarsi a lavorare con alcuni grandissimi artisti da cui poter imparare. Non è un'orchestra fatta di solisti ma un gruppo compatto che riesce a omologarsi e a trovare la sua potenza proprio nell'unione. Il documentario è arricchito da interviste a grandi personaggi che sono passati da lì (Lang Lang, Yuri Temirkanov, Valery Gergiev, Daniel Harding, Janine Jansen, Lisa Batiashvili, Evgeny Kissin, Denis Matsuev, Stefano Bollani), che hanno lavorato con l'orchestra e che ne sono rimasti ammirati.

 Tanti sono i momenti poetici, soprattutto quelli in cui i musicisti sfumano nei paesaggi che li ospitano, fino al culmine finale in cui l'acqua, liquido amniotico del grembo materno, avvolge una dei suoi figli perché la musica nasce insieme agli uomini.

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