FESTIVAL DI ROMA 2013 – Incontro con i Manetti Bros

manetti bros

Oggi 10 novembre, presso lo spazio BNL al Festival Internazionale del Film di Roma i Manetti Bros. hanno presentato alla stampa il film Fuori Concorso Song’ e Napule, una commedia napoletana dai toni (o meglio dalle note) che oscillano tra il reale e il surreale. Insieme ai registi era presente il cast.

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A un anno di distanza dalla fortunata esperienza del FrightFest di Londra, durante il quale hanno presentato il film  L'arrivo di Wang (sezione Re-Discovery Screen) e Paura 3D (sezione UK Premiere) I Manetti Bros tornano a casa con Song'e Napule (Fuori Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma) una commedia napoletana dai toni (o meglio dalle note) che oscillano tra il reale e il surreale.

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Il film Song’e Napule è stato fortemente voluto dal produttore Luciano Martino, recentemente scomparso. Puoi raccontarci come vi siete avvicinati professionalmente e umanamente?

Marco Manetti: Dopo aver visto il nostro film Piano 17, fu Luciano stesso a chiamarci chiedendo di incontrarci. C’è stata subito molta sintonia che si è trasformata nel tempo in profonda amicizia. E’ lui che ha dato un senso alla nostra carriera ed è stato lui il primo a credere nel film Song’e Napule. Noi amiamo il cinema popolare e siamo orgogliosi di aver realizzato il suo ultimo film. E’ sicuramente più suo che nostro.

 

 

Come è nata la collaborazione con i Manetti Bros?

Giampaolo Morelli: Devo fare una premessa: come tutti sanno, io sono napoletano, nato e cresciuto nel quartiere Arenella che si divide tra il centro storico e i quartieri popolari. Ho trovato molto interessante l’idea  di un napoletano borghese che tenta di inserirsi in un tessuto sociale (quello popolare) che non gli appartiene e mescolarsi in un mondo, in questo caso musicale, come quello neomelodico. Mondo conosciuto nel sud Italia e frainteso nel resto del paese. Ci tengo a dire che di cantanti neomelodici talentuosi ce ne sono eccome. Ci può essere roba buona e roba cattiva, anche nei videoclip dove troviamo non solo trash ma anche buoni sentimenti.

E poi Volevo portare i Manetti a Napoli, solo loro potevano vederla nello stesso modo in cui la vedo io: ogni angolo della città è un set, e una Napoli così ben rappresentata non la vedevo dai tempi del cinema di Nanni Loy.

 

 

Per quanto riguarda il nesso cantanti neomelodici/ camorra è un luogo comune dell’immaginario collettivo o c’è qualcosa di vero?

Marco Manetti: E’ assolutamente un luogo comune, un mito da sfatare perché ci sono molti cantanti onesti e professionali, il problema è che magari nella loro carriera può capitare di esibirsi durante i matrimoni di personaggi affiliati alla camorra ma ciò non influenza la loro onestà.

Giampaolo Morelli: la verità è che spesso chi può permettersi di pagare cifre importanti per le loro esibizioni sono proprio i camorristi. A Napoli il matrimonio è un’istituzione importante, se il tuo vicino di casa paga quindicimila euro per quello della figlia, tu minimo ne devi pagare ventimila e ci vai pure dallo strozzino.

 

 

Per quanto riguarda invece il connubio musica trash/ genere neomelodico, anche questo è un luogo comune?

Giampaolo Morelli: Assolutamente sì. Nel genere neomelodico ci sono professionisti seri, talentuosi e qualcuno che sì è anche un po’ trash ma comunque non si deve generalizzare.

 

 

E il fumettista Tuono Pettinato com’è finito nel film?

Marco Manetti: Tuono era a Napoli e ci è venuto a trovare sul set. Non potevamo non chiedergli di partecipare al film nel quale fa un piccolo cameo.

 

Come è iniziata la collaborazione con i Manetti Bros.?

Alessandro Roja: Io sono sempre a caccia di ruoli interessanti. Ho trovato il personaggio Paco molto stimolante soprattutto per il suo sentirsi sempre un alieno nella città dove è nato e dalla quale si è allontanato per poi farvi ritorno, per essere nuovamente emarginato perché raccomandato in polizia da "mammà". Lavorando con Marco e Antonio sono cresciuto molto, sono stati bravissimi a mescolare vari generi, dalla commedia al noir. Sono come dei bravi barman: hanno saputo mescolare bene ed è venuto fuori un buon cocktail.

 

 

In mezzo a tanti napoletani e un romano, cosa ci fa un toscanaccio come te nel cast?

Paolo Sassanelli: Dovete sapere che nel momento in cui ricevo una telefonata da Marco o da Antonio solitamente sono impegnato a cucinare per i miei figli, per cui ad ogni domanda rispondo sì, sì, sì. Io sono il loro pupillo. Poi non ho ancora visto il film ma credo sia davvero bello.

 

 

Song’e Napule è il tuo debutto cinematografico. Come lo hai vissuto e come hai lavorato con i registi ed il resto del cast?

Serena Rossi: Ero molto timorosa, completamente afona il primo giorno di riprese ma poi è esplosa tutta la mia napoletanità che ha dato al mio personaggio quel sapore popolare e realistico che mi è molto piaciuto. Lavorare con loro è stato come sentirmi parte di uno squadrone fortissimo, come stare in famiglia e poi fare colazione tutti i giorni con cicoli e ricotta non è mica male.

Marco Manetti: Stiamo lavorando ad un altro progetto qui a Roma e collaboreremo con tutto il cast napoletano, continuando a mangiare cicoli e ricotta!

  

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