FESTIVAL DI ROMA 2013 – Metegol 3D di Juan José Campanella (Fuori Concorso/Alice nella città)
Il film di animazione 3D del premio Oscar argentino se la gioca, senza sfigurare, con i più dispendiosi exploit americani, compensando con una buona sceneggiatura, ricca di gag comiche, le mancanze tecnologiche. E questo calcio, metafora edificante sul potere della volontà, lancia una critica all'etica smarrita di quello reale, persa tra sponsor milionari e diritti tv.
Sono sempre toy stories le vite segrete degli omini di legno del metegol, il biliardino, narrate da Juan José Campanella, salito alla ribalta internazionale per Il segreto dei suoi occhi, quando nel 2010 ha conquistato l'Oscar come miglior film straniero con questo suggestivo noir.
Presentato Fuori Concorso, in collaborazione con Alice nella città, il film di animazione 3D del regista argentino se la gioca, senza sfigurare, con i più dispendiosi exploit americani di Disney, Pixar e Dreamworks, compensando con una buona sceneggiatura, ricca di gag comiche, le mancanze tecnologiche.
Si parte con ambizione, citando il celeberrimo incipit di 2001 Odissea nello spazio, sostituendo nell'ellissi temporale più lunga della storia del cinema l'osso allungato lanciato dalla scimmia con un teschio che si trasforma in un pallone da calcio, feticcio sacro nel mondo e soprattutto nell'Argentina di Campanella.
E proprio del calcio il regista – qui alla sua prima incursione nell'animazione dopo gli studi nel campo dell'informatica e una lunga gavetta nella serialità americana, da Law & Order a House – si serve per costruire la sua metafora edificante sul potere della forza di volontà e sull'unione che fa la forza, lanciando anche una critica al mondo del calcio contemporaneo, alla sua etica smarrita fra sponsor milionari e diritti tv.
A quelle star del pallone – come Il Grosso, fenomeno odioso verosimilmente modellato sulle fattezze e le intemperanze ("senza i miei sponsor io a piedi non faccio nemmeno 10 metri") di Cristiano Ronaldo – che non tengono conto di come "le stelle cadano, gli idoli crollino" in base ai gusti volubili del pubblico, come rammenta il diabolico ma lucidissimo manager che opera nell'ombra dalla cabina di regia.
Anche l'animazione tridimensionale viene esaltata dalla scena calcistica in cui Campanella sembra ricongiungersi al suo cinema in carne e ossa, autocitandosi con il richiamo al suggestivo piano sequenza aereo de Il segreto dei suoi occhi, trovando una sostanziale uniformità stilistica tra realtà, animazione cinematografica e videogioco, con gli evidenti rimandi della grafica finale a quella delle playstation.