Dopo Litigi d’amore, Mike Binder e Kevin Costner tornano a lavorare insieme in Black and White, dove l’attore interpreta il ruolo di un avvocato rimasto vedovo che si scontra con le difficoltà di crescere la sua nipotina nata da una relazione interraziale: Il film dà il via a un dibattito in maniera davvero unica, con una voce, con una stramba filosofia di un tizio, che ce la spiega in un’aula di giustizia, e poi acquisisce un significato per le persone in tutto il mondo. Ed è questo: "Non è il mio primo pensiero che conta, ma il secondo, il terzo e il quarto, e quelli sono i pensieri che mi definiranno come qualcuno che è tollerante o come qualcuno che è ignorante, o peggio un razzista." Non suona come una predica. Viene fuori da una bocca davvero insolita. È questo che innesca il dibattito. All’incontro l’attore, e produttore, ha parlato dei problemi finanziari legati al film e di cosa lo ha colpito della sceneggiatura.

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Perché ha deciso di prender parte come attore e produttore al film?

Spesso confondiamo il razzismo con il disaccordo. Se non sei d’accordo con qualcuno non significa che sei razzista. Questo discorso è centrale nel film ed è stata la ragione per cui ho deciso di finanziarlo. Quando ho visto l’idea alla base del film sono rimasto sorpreso che nessuno si sia fatto avanti. Ho parlato con mia moglie e le ho chiesto che ne pensava. Mi ha risposto che se ci credevo così tanto avremmo dovuto produrlo. I film a volte ti trasmettono delle emozioni, possono parlare di cose che non ti dimenticherai mai. E Black and White ha avuto per me lo stesso effetto.

Come ha saputo del film?
Mike Binder ha scritto una grande sceneggiatura americana con la speranza che la storia avesse un impatto universale. Nel 1989 ho fatto L’uomo dei sogni che parla di baseball e dell’amore verso questo sport. Anche Black and White è stato scritto con lo stesso sentimento, anche se per certi versi sono due film opposti. Appena ho letto la storia l’ho trovata molto efficace e mi è entrata dentro.

Cosa l’ha colpita del film?

Del film mi ha attirato il rapporto paritario tra il mio personaggio Elliott, che affoga il suo dolore nell’alcol, e Reggie, che invece ha problemi di droga. Mike è riuscito a dare spessore a queste due persone che non sapevano prendersi le proprie responsabilità. Si tratta di uomini in crisi che si incontrano e ne scaturisce un grande dramma. Nonostante ciò il film mantiene anche una sottile lena tra umorismo e autenticità, in quanto è basata su eventi veri.

Qual è il personaggio a cui si sente più vicino tra quelli che ha interpretato?
Nella mia carriera ho interpretato personaggi incredibili. È impossibile sceglierne uno. Posso dire però che cerco i grandi ruoli, come è accaduto in questo film. Sapevo infatti che Black and White avrebbe contribuito alla discussione sulla razza. Quello che avete visto o che vedrete è il massimo che potessi offrire. Ogni giorno sono andato a lavorare con questa idea. Ed è la stessa ragione per cui ho deciso di prendere un volo per Roma con mia figlia Lily, che ha una piccola parte nel film. Ho sette figli e quello di padre è il più grande ruolo che ho fatto.

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